Le Leggi razziali alla Maturità: giusto, ma a quando una traccia sul sangue dei vinti?
Si fa gran parlare da stamattina, sui maggiori siti web, della traccia della prova d’italiano, traccia dedicata al tema della Leggi razziali del 1938 attraverso la proposta di un brano de Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani. Questo romanzo (che nel 1970 Vittorio De Sica trasformò in un bellissimo film) narra appunto le vicende di una famiglia ebrea al tempo del fascismo. La ragione è ufficialmente l’ottantesimo anniversario di quella orrenda pagina di storia italiana, ma la motivazione vera, cioè la motivazione politica (tenuto anche conto che si tratta di un “lascito” della ex ministra Fedeli) è chiaramente un’altra: evocare arbitrariamente i fantasmi del fascismo e del razzismo per delegittimare le politiche di contrasto all’immigrazione selvaggia e incontrollata.
È giusto, per carità, che i giovani di oggi conoscano quella infame stagione di 80 anni fa, quando tanti ebrei italiani (che pure avevano aderito al fascismo) si videro dall’oggi al domani discriminati nei posti di lavoro, nell’attività economica e nella società. Ma profondamente ingiusto è anche piegare la storia all’uso politico, una pratica vecchia, ma ancora viva, come tante cattive abitudini.
Parlando di giovani e di educazione, sarebbe al dunque auspicabile tenerli, non solo al riparo, per quanto possibile, da qualsiasi forma di manipolazione, ma permettere anche loro di conoscere, attraverso gli scrittori, tutti gli angoli bui della storia italiana. Sarebbe bello, ad esempio, che una traccia del tema d’italiano di uno degli esami di Maturità a venire fosse ispirata a La Pelle di Curzio Malaparte, che racconta la realtà della sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale ben al di là della propaganda resistenziale. Oppure che la fonte di ispirazione fosse Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, che ha svelato al grande pubblico l’orrore che una parte consistente del popolo italiano già conosceva (pensiamo soltanto alla monumentale Storia della guerra civile di Giorgio Pisanò), ma che con l’uscita di quel libro divenne un grande caso politico-letterario a livello nazionale. Ed è l’orrore delle vendette, delle esecuzioni sommarie e delle altre atrocità commesse dai partigiani comunisti dopo il 25 aprile del 1945. Orribili pagine di storia da proporre ai giovani affinché questi possano apprendere che , non solo il razzismo, ma anche l’ideologismo, sono in grado di produrre grandi tragedie e immani sofferenze presso tanta gente innocente.
Carlo Mazzantini aveva già raccontato degli adolescenti sequestrati e ammazzati dai partigiani comunisti dopo il 25 aprile, ma restò inascoltato perché non faceva parte della «congrega». C’è voluto Pansa per far conoscere al pubblico questi crimini! Allo stesso modo, quasi nessuno si è occupato delle ritorsioni economiche contro l’Italia che, unitamente alle valutazioni politiche, spinsero Mussolini ad adottare impulsivamente le disastrose «leggi razziali» e ad allearsi con la Germania nazista.
chi sa …manca la esse …scusate
Chi a se mai ci arriveremo.Hanno paura della verità.
se non si scava a fondo sui grandi “perchè” della storia
non si metterà davvero un argine credibile al ripetersi di certe pagine nere della stroia