Il fuorionda. Conte a Di Maio: «Posso dirlo?». E lui: «No» (video)

7 Giu 2018 15:38 - di Valerio Falerni

Al momento siamo ancora al «posso dire che…». Ma temiamo che sia solo l’aperitivo del «posso fare…» che con ogni probabilità ci regalerà il prossimo fuori onda. Vaste programme. Ma tant’è: il Parlamento ha appena accordato la fiducia ad un premier, Giuseppe Conte, talmente privo di autonomia politica da essere costretto a chiedere il permesso al suo vice (si fa per dire) Luigi Di Maio persino per parlare. Non era certo il quarto segreto di Fatima, semmai quello di Pulcinella. Ora però c’è il timbro dell’ufficialità impresso fin dentro il sancta sanctorum della politica nazionale. E il guaio è che il bavaglio è a doppia mandata (c’è anche Salvini), per cui le autorizzazioni che il «pupazzo» (copyright Graziano Del Rio) Conte dovrà strappare «salgono a due», come le pizze ordinate da Totò al figlio Peppiniello in Miseria e nobiltà. Tutta colpa del contratto di governo che vincola M5S e Lega. Contratto, e non alleanza politica vera e propria. Significa che ogni scelta va dosata con il bilancino dello speziale. Altrimenti, addio contratto, addio governo, addio premier e benvenuto all’avvocato. E allora sì che il professor Conte potrà fare di testa sua.

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