Guerra per bande in Libia: che aspettiamo a cambiare alleato?

17 Giu 2018 12:04 - di Guglielmo Gatti

Libia nel caos. E’ di 34 morti il bilancio degli scontri delle ultime 48 ore nella mezzaluna petrolifera in Libia tra una coalizione di forze guidate dall’ex comandante della Guardia petrolifera libica (Pfg), Ibrahim al-Jadhran, e gli uomini dell’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Xinhua citando una fonte militare dell’Lna, secondo la quale tra le vittime si contano “14 soldati e 20 terroristi”. “Il numero dei terroristi uccisi potrebbe essere più alto perché si stima che ce ne fossero decine in alcuni siti colpiti in un raid aereo” condotto venerdì sera, ha sostenuto la fonte, precisando che sui luoghi dell’attacco sono stati rinvenuti solo i resti dei blindati. Come ricorda l’agenzia Xinhua, un gruppo chiamato Brigate di difesa di Bengasi, alleato di al-Jadhran, ha lanciato un attacco giovedì nella mezzaluna petrolifera e, secondo alcune fonti, avrebbe conquistato la maggio parte dei terminal. La compagnia petrolifera libica Noc ha evacuato tutti i suoi dipendenti dall’area dichiarando lo stato di “forza maggiore”. L’attacco, secondo la Noc, ha provocato un calo della produzione di 240mila barili di petrolio. La compagnia petrolifera nazionale libica (Noc) ha chiesto il ritiro “incondizionato e immediato” dai terminal di Ras Lanuf e Sidra della milizia guidata dall’ex comandante della Guardia petrolifera libica (Pfg), Ibrahim al-Jadhran, che nei giorni scorsi ha lanciato un attacco nella mezzaluna petrolifera. In una nota, la Noc ha precisato che a causa dei combattimenti in corso da giovedì il deposito di stoccaggio 12 nel terminal di Ras Lanuf è stato “significativamente danneggiato”. Nel settembre del 2016 le truppe fedeli al generale Khalifa Haftar hanno preso il controllo dei terminal di Ras Lanuf e Sidra, consentendone la riapertura dopo un lungo blocco. Giovedì le forze di al-Jadhran, tra cui secondo alcune fonti figurano anche le Brigate di difesa di Bengasi, hanno attaccato i terminal, costringendo la Noc ad evacuare il suo staff e a dichiarare lo stato di “forza maggiore”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Giuseppe Forconi 19 Giugno 2018

    Tutte idee molto buone, ma come la mettiamo con l’islam ? cioe’ i musulmani criminali accaniti che lotteranno fino alla morte ( mi auguro immediata ) ? Chi abbiamo in Italia che possa dialogare con il numero un o libico ? Dilemma. Ci sono ancora troppi destabilizzanti comunisti che vorrebbero che tutto finisca a puttane. Tutto si puo’ fare basta pensarlo e organizzarlo bene e con le giuste persone.

  • Pino1° 17 Giugno 2018

    Difficile ma possibile ‘rientrare’ in Libia ! Sono più gli interessi che ci uniscono da entrambe le parti rispetto al permanere di questo stato. Dal momento che la Libia non è protettorato francoanglotedesco si può fare e molto bene usando tutte le truppe speciali disperse in giro per il mondo e NON dove fa comodo ai francesi, accordi su terra e selezionare con attenzione i target! Il parigino s’incazza? Meglio ! Finire l’autostrada risistemare e controllare i porti, traghetti -gommoni- via e l’hot spot non lo fa il magnaccia, lo facciamo noi e le ong se non vanno li non lavorano più! Reimbarchi tutti i rientranti, ma con i traghetti ! Ferrei accordi direttamente con la polizia locale e vedi che la musica cambia !!