Detenuto immigrato dà fuoco alla cella e inneggia alle stragi dell’Isis
Carcere di Reggio Emilia, una giornata come tante, se non fosse per le condizioni di sovraffollamento della struttura, dove tutto è possibile, anche che un detenuto, improvvisamente, provi a dare fuoco alla prigione. Protagonista, un immigrato di origine magrebina che ieri ha dato fuoco alla cella, provocando un vasto incendio che solo grazie al pronto intervento della polizia penitenziaria non è degenerato in fatti più gravi. Lo riferiscono Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Campobasso, segretario nazionale.
“L’uomo, prima di provocare l’incendio, aveva litigato con un altro detenuto. Successivamente alla lite – ricostruiscono i due del Sindacato autonomo degli agenti penitenziari – ha appiccato il fuoco e inneggiato all’Isis, utilizzando frasi tipiche di radicalizzazione violenta; poi, brandendo una lametta ha cercato di ritardare l’intervento degli agenti che, comunque, sprezzanti del pericolo, sono riusciti ad intervenire per evitare il peggio”. “Dopo aver messo in salvo il detenuto il personale di polizia ha domato l’incendio e messo in sicurezza anche il resto della popolazione detenuta”, aggiungono Durante e Campobasso.
A Reggio Emilia si registra una forte carenza di personale, poiché sono previste 240 unità ma ne sono amministrate solo 182, con un saldo in negativo di 82 unità. “Purtroppo – sottolineano i sindacalisti -, quello degli organici, é un grave problema nazionale, atteso che con recenti provvedimenti sono stati ridotti di circa 4.000 unità. Ci auguriamo, quindi, che il nuovo ministro provveda a far modificare le piante organiche ed a far assumere 4.000 nuovi agenti”. “Chiediamo, altresì, che al personale intervenuto venga proposto adeguato riconoscimento, così come previsto dal regolamento”, concludono.