Comunali, è Di Maio o La Qualunque? Meloni: «I cittadini non si ricattano»
Altro che naja obbligatoria, come periodicamente (e giustamente) suggerisce Matteo Salvini. Quel che davvero ci vorrebbe – giusto per far capire che se parlare è facile («più facile è respirare», chioserebbe Lucio Battisti), operare è difficile – è l’obbligo in capo a tutti i cittadini maggiorenni di ambo i sessi di fare per un anno l’assessore in uno degli 8mila e passa comuni italiani. Ve l’immaginate quanti soloni perderebbero di colpo la parola? E quanti si rivelerebbero l’esatto contrario di quel che fino a quel momento erano riusciti a far credere? Prendete Luigi Di Maio: da quando in un impeto di autolesionismo i romani decisero di affidarsi a Virginia Raggi, non ha fatto passare un solo giorno senza scaricare le colpe del “coma Capitale” sui governi centrali, rei – a suo dire – di lesinare risorse al Campidoglio per mera ritorsione politica. E ora che il governante è lui, che cosa fa? Se ne va in giro per comizi nei Comuni al voto con un refrain che più o meno suona così: «Vuoi la tua città più bella e servizi più efficienti? Vota 5Stelle e avrai un governo amico». Fa cioè esattamente quel che da oppositore imputava ai suoi avversari. Coerente, no? Purtroppo per lui l’opposizione esiste ancora e quando il refrain è arrivato all’orecchio di Giorgia Meloni, questa non ha perso tempo a girare al Di Maio in versione Cetto La Qualunque una domandina che più semplice non si potrebbe: «Scusa, e invece i Comuni che dovessero scegliere un sindaco di un altro colore non potranno parlare con i ministri grillini?». Appunto. Che farà mai Giggino con i sindaci renitenti alla leva grillina? E, soprattutto, si chiede ancora la Meloni, che ne sarà «dei milioni di cittadini che voteranno centrodestra o Fratelli d’Italia? Non saranno ascoltati dal governo Conte?». Il quale governo, ricordiamolo, è sostenuto anche dalla Lega, alleata quasi ovunque con FdI e Forza Italia e proprio in alternativa i candidati 5stelle. Non stupisce perciò se l’altra metà della rampogna della Meloni, seppur sotto forma di esortazione, sia toccata di diritto a Matteo Salvini: «Spieghi a di Maio che i cittadini non si ricattano». Parole sante.