Vent’anni fa la frana di Sarno: 160 morti. Ma il pericolo è sempre alto (video)

3 Mag 2018 14:05 - di Redazione

Tra il 5 e il 6 maggio del 1998, la tragedia apocalittica si consumò in poche ore: l’area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso e nell’arco di 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia. Due milioni di metri cubi di fango si staccarono dalle pendici del monte Pizzo d’Alvano, investendo i centri abitati circostanti, tra cui l’ospedale di Sarno, Villa Malta, che fu investito dalla frana. Sul versante orientale montano della provincia di Avellino – sulle cui pendici sorge il paese di Quindici – si verificarono una decina di eventi franosi, due dei quali investirono quel paese ma anche a Siano, Bracigliano, San Felice a Cancello. Si consumò così una delle più gravi tragedie italiane con ben 160 vite spezzate, ben 137 morti nella sola Sarno, 11 a Quindici e 5 a Siano.  Episcopio, frazione di Sarno, fu letteralmente rasa al suolo. A seguito di questi avvenimenti la Prefettura di Napoli decise di attivare una rete di monitoraggio ambientale, realizzata e installata da una società del settore, per garantire un controllo delle piogge e dei loro effetti sull’evoluzione della frana.

«Ricordo che nelle ore successive sorvolai in elicottero l’intera area per individuare le frane. Vent’anni dopo la tragedia del 5 maggio 1998 a Sarno ed in altri comuni in Campania – racconta il geologo Micla Pennetta, geomorfologa, docente dell’Università Federico II di Napoli – si è attuata un’intensa pianificazione territoriale di prevenzione anche grazie all’attività delle Autorità di bacino regionali che hanno presidiato il territorio ed hanno evitato interventi edilizi e infrastrutturali poco rispettosi dei delicati equilibri del territorio. Inoltre, il Commissariato di Governo, istituito all’epoca per superare l’Emergenza Idrogeologica, ha realizzato diversi interventi importanti a Sarno, Siano, Bracigliano, San Felice a Cancello, Quindici, Moschiano  e altri interventi rilevanti sono stati realizzati con fondi sia Statali che Regionali in tutta la Campania. Va tuttavia attuata la verifica ma soprattutto la manutenzione di tali opere, allo stato attuale carente, affinché prosegua la loro efficacia nel tempo. La difesa dagli eventi catastrofici e del territorio va attuata attraverso azioni e attenzioni continue, altrimenti si rischia addirittura di ingenerare una peggiorativa e falsa percezione di sicurezza».

Per il geologo, Gilberto Pambianchi, Presidente Nazionale dei Geomorfologi Italiani, docente Università di Camerino, “fondamentali sono state le attività svolte da parte dei geomorfologi ed il ruolo della geomorfologia nella gestione scientifica dell’Emergenza Sarno e delle attività di Pianificazione delle Pericolosità Geomorfologiche di area vasta da esse derivate rilevante è stato il contributo della comunità scientifica geomorfologica per la risoluzione della programmazione degli interventi strutturali e delle misure non strutturali (vedi Presidio Territoriale) di mitigazione del rischio idrogeologico. Le esperienze maturate in Campania,  dopo Sarno e  successivamente nelle altre regioni hanno fornito la base per una sostanziale rivisitazione delle Linee Guida per la Cartografia Geomorfologica, soprattutto nella prospettiva applicativa, attraverso una intesa istituzionale tra AIGeo, ISPRA e CNGeologi ed il coinvolgimento di gruppi di lavoro specialistici di tutte le sedi universitarie italiane. L’auspicio è che nella fase di sperimentazione e calibrazione della nuova cartografia geomorfologica “ad oggetti”, possano essere intensificate le occasioni di confronto interdisciplinari a servizio della comunità nazionale, anche attraverso una capillare disseminazione alla comunità professionale ed ai funzionari degli enti pubblici competenti». Dopo 20 anni,  per non dimenticare le vittime e per non dimenticare che il territorio va sempre curato, l’Associazione italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia (AIGeo) sottolinea con forza il ruolo della Geomorfologia come strumento fondamentale di conoscenza e prevenzione.

 Sul fronte politico, invece, contro le politiche del territorio messe in atto dalla Regione Campania del governatore De Luca, arriva la denuncia di Flora Beneduce, consigliere regionale della Campania di Forza Italia e componente Commissione Ambiente che sabato prossimo parteciperà alla Celebrazione in onore delle vittime della frana del 5 maggio 1998 che di terrà nella Chiesa di S. Maria delle Grazie di Quindici. «A distanza di vent’anni il bilancio per la messa in sicurezza del territorio è del tutto negativo. La montagna che portò giù verso i comuni di Sarno, Bracigliano, Quindici, San Felice al Cancello e Siano, fango, detriti e morte non è mai stata messa in sicurezza e le comunità rivivono il dramma dell’alluvione ad ogni evento piovoso di forte intensità. Come è possibile che si lascino impresidiati territori così fragili?», ha aggiunto la consigliera. «Sul dissesto idrogeologico, in Campania, manca – ha sottolineato – una politica di gestione e mitigazione dei rischi complessiva che tenga conto delle priorità e delle fragilità territoriali. La mancata attuazione del Piano Nazionale di Prevenzione e Contrasto al Dissesto espone i territori e le comunità a rischi altissimi».

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