Tunisia, disaffezione per la politica. E i gelsomini sono già appassiti

6 Mag 2018 17:21 - di Redazione

Non si votava in Tunisia dalla cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini, nel 2011. Ma nonostante questo l’affluenza è molto bassa. Tra le 8 e le 12, secondo le rilevazioni, si è recato alle urne solo il 10% degli aventi diritto. La Dpa riferisce che la maggior parte dei seggi visitati a Tunisi erano sostanzialmente deserti. Inutilmente il presidente tunisino, Beji Caid Essibsi, ha lanciato un appello ai suoi connazionali a recarsi in massa ai seggi per le prime elezioni amministrative che si svolgono nel Paese nordafricano dalla rivoluzione del 2011. “I tunisini sono invitati ad andare ai seggi per le elezioni municipali”, ha dichiarato Essebsi in un videomessaggio. “Ciò significa che la Tunisia continua con il suo percorso democratico”, ha aggiunto. Il voto – che era stato inizialmente annunciato per il 17 dicembre dello scorso anno – rappresenta una delle tappe cruciali della transizione avviata dopo la fine dell’era di Zine El Abidine Ben Ali, fuggito dalla Tunisia nel gennaio del 2011 nel mezzo della Rivoluzione dei Gelsomini. Queste amministrative sono il preludio alle elezioni legislative e presidenziali previste per l’anno prossimo nel Paese che si considera l’ “eccezione delle Primavere Arabe” e “un’eccezione nel Mediterraneo”. Oltre cinque milioni di tunisini sono chiamati a eleggere oltre settemila consiglieri di 350 municipalità in 24 province. Secondo la Commissione elettorale, le liste elettorali sono più di duemila, 860 quelle “indipendenti”. Non solo, stando ai dati ufficiali, la metà dei candidati – circa 50mila in tutto – ha meno di 35 anni. Il 29 aprile hanno votato militari e poliziotti, autorizzati a recarsi alle urne per la prima volta nella storia della Tunisia. Il voto non avrebbe però suscitato grande entusiasmo tra le diviso. Solo il partito islamico Ennahdha è presente in tutte le circoscrizioni. I candidati del partito Nidaa Tounes – che si è alleato con Ennahda per formare il governo – partecipano alla sfida in 345. L’Ue ha dispiegato una missione di osservatori. I seggi  somo aperti dalle 8 ora locale (le 9 in Italia) e a garantire la sicurezza ci saranno circa 30mila agenti in un Paese in cui lo stato d’emergenza è in vigore dagli attentati del 2015. Il voto, all’insegna del decentramento, è un’opportunità per i partiti per affermarsi a livello locale in vista delle consultazioni del 2019. La Tunisia era già stata chiamata alle urne nel 2011 per l’elezione dell’Assemblea costituente e nel 2014 per il nuovo Parlamento (l’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo) e la scelta del presidente della Repubblica. A sette anni dalla rivoluzione che chiedeva pane e giustizia sociale, pesano le proteste di piazza, il malcontento per il carovita, la disoccupazione, le politiche economiche del governo e le misure di austerity entrate in vigore con la finanziaria del 2018 e all’origine delle manifestazioni di inizio anno sfociate in disordini e scontri con le forze di sicurezza, con il governo che ha denunciato atti vandalici e saccheggi in diverse città della Tunisia.

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  • franco. 6 Maggio 2018

    Loro hanno capito la fregatura. Noi ancora, no.