Spread, perché sale e cosa cambia: tutto quello che c’è da sapere in 5 punti

30 Mag 2018 15:41 - di Redazione

Lo spread, questo sconosciuto, O quasi: un termine talmente inflazionato da essere diventato di casa nelle famiglie degli italiani, che però – a parte usarlo – ancora tentano di capirne significato e conseguenze. E così, ancora oggi, tra oscillazioni e picchi, record negativi e previsioni nefaste, dopo quasi tre mesi senza governo, e con la situazione da rebus per l’esecutivo, diciamo che la situazione non aiuta il mercato italiano. E così, negli ultimi giorni, lo spread è tornato a salire con picchi anche sopra i 300 punti per poi ridiscendere.

Spread, tutte le incognite: ecco le risposte alle domande più ricorrenti

E allora, in questo rapido ma speriamo esaustivo viaggio alla scoperta dello spread, partiamo proprio dalla definizione: il differenziale tra il rendimento dei Btp decennali e quello dei corrispondenti Bund tedeschi, è la misura della differenza tra quanto rende il titolo di Stato di un Paese (ovvero, il titolo emesso per finanziare le proprie spese o per pagare i suoi debiti) e quanto rende il titolo di Stato di un Paese più virtuoso. E ora, proviamo a rispondere schematicamente alle domande ricorrenti più in voga anche in queste ultime ore di incertezza politica.

1) Perché aumenta? Lo spread aumenta perché gli investitori (chi compra i titoli di Stato italiani, quindi il debito pubblico) cominciano a pensare che l’andamento crescente del debito non sarà invertito. Dunque, continuano a comprare i titoli italiani, convinti che aumenterà il loro rendimento. Lo spread aumenta o diminuisce in funzione della fiducia dei risparmiatori sul fatto che il Paese che emette il titolo possa ripagare il suo debito. Mentre, se lo spread resta basso, ciò significa che gli investitori si fidano che sarà invertito.
2) Cosa cambia per i cittadini? Chi perde per il deprezzamento dei Btp – oltre alle banche, titolari di molti Buoni del tesoro – è l’insieme dei risparmiatori che hanno comprato il nostro debito e che, se volessero venderlo, si ritroverebbero con un titolo che perde valore ogni volta che lo spread aumenta. E circa il 70% del debito, ricorda Veronica De Romanis, docente di politica economica europea alla Luiss e alla Stanford University di Firenze, è nelle mani degli italiani.
3) E i mutui? Per quanto riguarda i tassi di interesse sui mutui, dipende dal tipo di investimento che è stato fatto: ovvero, se i tassi sono fissi o variabili. Con l’aumento dello spread, può aumentare il tasso di interesse sui mutui e quindi i risparmi delle famiglie si riducono; le imprese, invece, finiscono per pagare di più per avere un prestito e potrebbero decidere di fare meno investimenti, considerando il futuro più incerto.
4) E quale il ruolo dello Stato? In sostanza, se cresce lo spread, uno Stato vedrà aumentare il proprio debito senza fare una spesa in più. Se il tasso del debito si abbassa, sarà più facile rimborsarlo. Se al contrario diventa alto, sarà più difficile pagarlo.

5) Infine, il Quantitative Easing. Secondo quanto annunciato dal governatore della Bce, Mario Draghi, l’acquisto di titoli di Stato dalle banche per immettere nuovo denaro nell’economia dovrebbe finire in autunno. E, inoltre, dal 2019 ci sarà un nuovo presidente alla Banca centrale europea.

Commenti

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  • avv. alessandro ballicu 30 Maggio 2018

    le banche italiane potrebbero decidere contemporaneamente di vendere tutti i bund tedeschi in portafoglio per rappresaglia contro gli speculatori tedeschi