Salvini e Di Maio: «A noi i ministeri più importanti». Ma si teme una trappola
Da una parte, il puzzle contratto. Dall’altra, il rebus premier. Ed è sul premier che nascono sospetti di strategie sotterranee, di trappoloni. Perché dei Cinquestelle non c’è mai da fidarsi più di tanto. Una volta terminata l’ultima bozza dell’intesa tra 5S e Lega per il programma di governo, per Luigi Di Maio e Matteo Salvini prosegue la ricerca della convergenza. Il leader del Carroccio spiega: «Stiamo cercando una sintesi» sul nome del presidente del Consiglio, che sia “politico” o “terzo”. La trattativa per sciogliere il nodo della premiership va avanti no stop; e lo stallo potrebbe essere risolto proprio con il doppio passo indietro dei due leader.
Il passo indietro e il rischio della trappola
Una scelta, quella di rinunciare alla poltrona di presidente del Consiglio, che sarebbe accompagnata da una presenza dei due all’interno del governo con ministeri di peso. E l’ipotesi sembrerebbe confermata dalle parole del “Capitano”: «Né io, né Di Maio saremo premier, troveremo la persona adatta». Gli fa eco il leader grillino che assicura come trovare il premier «non sarà un problema». Scegliere un premier terzo potrebbe però essere una strategia grillina per bruciare tutti i nomi e far arrivare Di Maio a Palazzo Chigi. Ipotesi che sarebbe gradita a Mattarella perché sa che la posizione antieuropeista di Di Maio svanirebbe in pochi secondi.
Contratto da pubblicare online
Salvini e il leader pentastellato sono entrambi a Milano; motivo per cui potrebbero tornare a vedersi per definire nei dettagli le idee e i nomi che l’Italia è in attesa di conoscere. Così come, presto, si potrebbe conoscere il contratto stilato dal tavolo tecnico “giallo-verde”, che potrebbe essere pubblicato online. «Spero domani (ovvero oggi, ndr)», le parole di Di Maio. «C’è tutto, c’è anche il conflitto di interesse – ha fatto sapere il leader pentastellato – Il conflitto di interesse c’era in tutte le bozze e quindi ci sarà». E Salvini ha ribadito che, «entro fine settimana, ci sarà la chiusura. Se chiudiamo, chiudiamo lunedì e comunque vada la parola lunedì torna a Mattarella».