Infermieri italiani ricercatissimi all’estero ma in pochi ci vogliono andare
«Mentre all’Humanitas Gradeniego di Torino si presenteranno in 3 mila per 5 posti da infermiere, Orienta sta selezionando, anche per il 2018, 200 giovani per gli ospedali pubblici inglesi e non riesce a coprire il fabbisogno». Lo racconta Giuseppe Biazzo, amministratore delegato Orienta Spa, agenzia per il lavoro italiana. premium level=”1″ teaser=”yes” message=”Per continuare a leggere l’articolo”]
«Si preferisce -si legge nella nota di Orienta Spa- tentare un’impresa difficilissima come quella offerta dalle strutture sanitaria di Torino di questi giorni piuttosto che andare dove il lavoro c’è? La domanda è rivolta ai 2.834 ragazzi che non otterranno il posto da infermiere all’Humanitas Gradenigo di Torino il prossimo 22 maggio. Crescono, infatti, le opportunità di posti di lavoro per i giovani infermieri italiani -spiega ancora la nota- in strutture sanitarie all’estero, soprattutto in Gran Bretagna. Da più di due anni, infatti, la Divisione Sanità di Orienta Spa (agenzia per il lavoro) ricerca e seleziona infermieri in Italia da mandare Oltre Manica. Sono partiti già oltre 200 giovani italiani e nel 2018 le ricerche attive sono di altre 200 come nel 2017. Si aggiungono, inoltre, richieste anche dalla Germania».
La vera difficoltà -si legge ancora nella nota- non è nel trovare lavoro a questi giovani, ma nel coprire le tante richieste che arrivano. L’obiettivo è rendere più fluido possibile l’incontro tra le crescenti richieste che giungono soprattutto dall’Inghilterra e le ambizioni dei giovani infermieri italiani ancora disoccupati”.
Il paradosso, in questo periodo, è la difficoltà di far fronte alla grande richiesta di infermieri -spiegano ancora dall’agenzia per il lavoro- soprattutto per limiti legati alla conoscenza della lingua inglese. Ad oggi solo il 15% delle richieste che pervengono dalle strutture sanitarie inglesi vanno in porto. E, com’è ovvio, si tratta di tante occasioni perse perché inevitabilmente sono coperte da giovani provenienti da altri Paesi. Le opportunità, quindi, ci sono e di qualità ma l’unica barriera, se così si può dire, è la conoscenza della lingua inglese e per alcuni la volontà di non spostarsi all’estero”.
La parabola della professione infermieristica in questi anni in Italia ha subito un significativo ridimensionamento dal punto di vista degli sbocchi occupazionali”, spiega Giuseppe Biazzo, amministratore delegato Orienta Spa. «Dal 2010 c’è stato un grande cambiamento -continua Biazzo- e siamo passati da Paese importatore di infermieri, soprattutto dall’Ucraina e dalla Romania, per far fronte alla forte domanda interna di queste professionalità, a paese
esportatore. Prima di questo calo della domanda interna, i giovani a una anno dalla laurea -continua ancora Biazzo- avevano un’occupabilità garantita al 100%. La professione di infermiere offriva una della maggiori garanzie di sbocco occupazionale. Oggi la percentuale è scesa al 40% e nel Sud Italia le cose vanno ancora peggio». [/premium]