Evitare l’aumento dell’Iva: ecco la prima grana del futuro governo
Che cosa accadrebbe se, corna facendo, il prossimo governo non riuscisse a sterilizzare l’aumento dell’Iva? Semplice: ogni famiglia italiana subirebbe nel 2019 un incremento medio di imposta pari a 242 euro, così distribuito per macroaree geografiche: 284 euro al Nord, 234 euro nel Centro e 199 euro nel Sud. Sempre per famiglia. A sostenerlo è uno studio effettuato dalla Cgia di Mestre che ha dimensionato gli effetti economici derivanti entro la fine di quest’anno dal mancato recupero di 12,4 miliardi di euro. Un mancato recupero che innescherebbe la miccia delle clausole di salvaguardia con tanto di aumento dell’Iva, la cui aliquota ordinaria passerà dal 22 al 24,2 per cento (la più alta dell’eurozona), mentre quella ridotta dal 10 salirà all’11,5. Dal 1973, anno in cui fu introdotta, l’Iva è stata aumentata nove volte.
La Cgia: rischiamo di avere l’Iva più alta dell’Ue
Dal 1973 l’imposta ha subito 9 aumenti
«È anche vero – prova a spiegare il segretario della Cgia Renato Mason – che quella applicata in Italia nel ’73 era, ad eccezione della Germania, la più contenuta». Comunque sia, incalza il coordinatore dell’associazione, Paolo Zabeo, «bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’Iva». Per due motivi: innanzitutto perché, essendo un’imposta indiretta, prescinde dal reddito e quindi colpisce di più le famiglie con meno mezzi e con più figlie poi per l’effetto depressivo che avrebbe sui consumi e quindi sull’economia. «Se l’Iva dovesse salire ai livelli record previsti – ha concluso Zabeo -, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe un danno enorme, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna».
Non potranno tassare all’infinito, oppure accorpare tutto a livello pubblico, dopo che negli anni dei baby boomers hanno assunto chi hanno voluto e la dove serviva un impiegato statale, ce ne piazzavano dieci!!! Non potranno continuare a dire assurdità sul lavoro flessibile gli stessi che fin da subito hanno avuto la possibilità di lavorare con contratti blindati a tempo indeterminato e che da 30 anni sono nel solito ufficio! Non potranno continuare a dire che il reddito di cittadinanza è sbagliato, quando nella repubblica delle banane ai vecchi è concesso tutto, compreso assegni sociali, mentre ai più giovani zero e dove le pensioni erogate superano i venti milioni di cittadini (alcuni con 14 anni di “contributi”…) quando il futuro distopico è quello di lavorare fino a ottanta anni. Non potranno durare all’infinito i cari politici in questa scemocrazia e con queste nefandezze…