Eduard Limonov a Roma con “Zona Industriale”: il suo ultimo ‘sparo’
Lui è Eduard Limonov. Ovvero, uno che “al posto della penna ha una pistola…” spiega Roberto D’Agostino, mentre se lo coccola con tutta l’attenzione che si deve ad un maestro. Limonov è Limonov e quindi non si scompone. Ascolta la traduzione, abbozza un sorriso e continua a vagare con lo sguardo tra gli scaffali della libreria Ibs+Libraccio di via Nazionale a Roma. È l’ospite della serata dedicata a “Zona Industriale” (Sandro Teti editore): il suo ‘sparo‘ più recente. A vederlo così pacato non sembra, ma Limonov è una e più vite insieme: scrittore, poeta, giornalista, fondatore del movimento nazionalbolscevico persino volontario nella guerra in Bosnia dalla parte dei serbi, Limonov – spiega l’ottimo D’Agostino – ha mostrato in tutta la sua già imponente produzione letteraria una “crudeltà nichilista” e una elevata forza narrativa che discendono proprio dal suo personalissimo vissuto. Vita estrema, la sua. Amato, odiato, discusso, maledetto, è stato anche arrestato e condannato a quattro anni di galera. Liberato dopo averne scontati “solo” due e aver scritto in carcere altrettanti romanzi si rammarica di non aver avuto, perciò, il tempo di imparare anche la lingua italiana: anche questo è Limonov. Uno che non ha avuto paura di schierare il suo movimento contro Putin, ma che come lo Zar Vladimir è fautore acceso della grande Russia ( “è la Russia la vera Europa” dice) e ha difeso il presidente russo per le accuse di Londra sull’affaire Skripal (“un ridicolo complotto dei servizi“). Affascinato dall’universo femminile (“Le donne..penso siano qualcosa di diverso, un’altra specie di essere umano rispetto agli uomini“) sul quale insiste nella sua prosa fluente anche con ricercati eccessi carnali, Limonov non manca di mostrare tutta la sua naturale strafottenza verso ogni ridicola forma del politicamente corretto quando rivela di possedere “un anello col volto del Duce” che però mette al dito solo a casa. È noto da qualche anno al grande pubblico grazie alla scintillante biografia scritta da Emmanuel Carrère anche se lui giura di non riconoscersi in quel ritratto pur ammettendo l’importanza che ha avuto per la sua fama la biografia romanzata che il francese gli ha dedicato: “E’ una sua opera. Non deve piacermi…anche se quel libro ha avuto un successo che i miei non hanno avuto“. Eccolo, essenziale e onesto. Com’è lui, Limonov.