Di Maio ha tradito i suoi elettori ma accusa gli altri di tradimento del popolo
Ha perso la sua partita a scacchi, intrappolato tra i due forni di antichima memoria, Luigi Di Maio torna a fare la voce grossa, riscoprendo i toni da Masaniello delle origini. A Matteo Salvini che, dopo il fallimento dell’esplorazione di Fico sull’intesa 5Stelle-Pd, chiederà a Mattarella l’incarico al centrodestra da “verificare” in Parlamento («l’incarico va dato partendo da chi ha vinto le elezioni, niente governo tecnico alla Monti o una prorogatio al governo Gentiloni»), il candidato grillino risponde picche. E accusa di tradimento del popolo gli avversari, possibili coinquilini di Palazzo Chigi fino a qualche giorno fa.
Di Maio attacca i “traditori del popolo”
«No a un esecutivo di tregua, subito al voto». Di Maio è già in campagna elettorale e spara ad alzo zero: «Non andremo mai con i traditori del popolo». Proprio lui? Il pulpito da cui dispensa la predica non è dei più credibili. Per due mesi, ogni giorno dal 4 marzo, ha rivolto appelli a destra, a sinitra e al centro, prima corteggiando il leader del Carroccio poi facendo “miao miao” al Pd e adesso che non ha i numeri torna sparare contro il “sistema”. Forse «ha sbroccato», ome commenta un perfido Matteo Renzi. Nei giri di valzer di questi sessanta giorni se c’è qualcuno che ha allegramente ignorato il responso popolare, disposto a guidare un governo con chiunque pur di fare il premier, compreso il partito bocciato dagli elettori, è proprio Di Maio. Lo stanco refrain dei grillini-onesti che rappresentano la volontà del popolo contro gli inciucisti e i servi dei poteri forti è l’ultima mossa di Di Maioo che, per non farsi mancare niente, rispolvera la teoria del complotto. «Avevo visto fin dall’inizio un disegno di Renzi e Berlusconi che hanno sabotato qualsiasi governo politico per rimettersi insieme. Se esclusi dal governo, il M5s chiamerà in causa i cittadini non solo con il voto, ma anche in altri modi…».