Caso Montante, indagato anche Schifani. Lui: non l’ho mai frequentato

14 Mag 2018 18:27 - di Redazione

Indagati eccellenti nell’ambito dell’arresto dell’imprenditore Antonello Montante, ai domiciliari per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. La Procura ha iscritto nel registro degli indagati una ventina di persone, tra cui politici, generali, dirigenti di Polizia ma anche docenti universitari. Indagato, tra gli altri, l’ex Presidente del Senato Renato Schifani. Ma anche il generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile oggi in pensione. E ancora Andrea Grassi, ex dirigente in della Polizia in servizio presso il Servizio centrale operativo, il professor Angelo Cuva, molto conosciuto a Palermo.  “Io indagato? Cado dalle nuvole… Non ne so niente”. Lo ha detto all’Adnkronos lRenato Schifani, commentando la notizia dell’inchiesta a suo carico nell’ambito dell’operazione che all’alba ha portato all’arresto dell’imprenditore Antonello Montante. Secondo la Procura, Schifani avrebbe fatto parte, con un generale dell’Arma in pensione, dirigenti di Polizia, un colonnello dei Carabinieri, di una fitta rete di spionaggio per avere notizie sull’inchiesta della Dda di Caltanissetta su Montante. “Apprendo con stupore l’indagine a mio carico riguardo una mia presunta condotta, che è assolutamente inesistente. Mi riservo, piuttosto, di denunciare per millantato credito chi per ipotesi mi ha coinvolto e fin d’ora sono a disposizione dell’Autorità giudiziaria per comprendere meglio la vicenda ed avviare tutte le iniziative opportune, al fine di tutelarmi da un’accusa palesemente infondata. Rivendico, infine, che non ho mai avuto alcuna amicizia o frequentazione con il signor Montante, a dimostrazione dell’assoluto disinteresse nei confronti di quest’ultimo”ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Renato Schifani. Intanto si apprende che sarà interrogato domani pomeriggio a Caltanissetta l’imprenditore Montante, arrestato all’alba di oggi a Milano con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Il suo legale, l’avvocato Nino Caleca, di Palermo, non ha ancora incontrato il suo cliente. “Non ho ancora letto neppure le carte – spiega – Ma entro domani avremo le idee più chiare”.

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