Addio a Paolo Ferrari, esordiente ex balilla, volto elegante e voce dell’Italia (VIDEO)
Elegante, pacato, dotato di una naturale vis ironica e capce di mescolare sguardo beffardo della tv autorevolezza istrionica teatrale, Paolo Ferrari ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo che neppure il fustino di Dash che reclamizzava al Carosello negli anni ’70 potrebbe cancellare. L’attore, classe 1929, si è spento a Roma alla soglia dei novant’anni, dopo una vita dedicata alla recitazione in tutte le sue declinazioni, dal cinema al teatro, passando per la tv, la pubblicità, il doppiaggio, e due matrimoni con due sue ex colleghe di scena: il primo che lo ha unito a Marina Bonfigli e il secondo con Laura Tavanti, donne dalle quali ha avuto tre figli maschi, Fabio e Daniele, dalla prima moglie, e Stefano, dalla seconda.
Cinema in lutto: è morto Paolo Ferrari
Un curriculum blasonato, il suo, che sul set ha esordito da bambino prodigio quando aveva appena 9 anni e che, nel corso di una carriera che gli ha dato modo di esprimere e valorizzare, talento istrionico e poliedricità di linguaggi artistici, lo ha visto lavorare con cineasti del calibro di Blasetti, Zeffirelli ed Elio Petri. Un debutto acerbo ma importante, il suo, quello dalla vetrina dell’allora Radio Eiar, in un programma in cui interpretava il balilla Paolo: più tardi, insieme a Luciano Salce e ad Enrico Maria Salerno, avrebbe aderito alle Brigate Nere, come testimoniato qualche anno fa da un canale Yotube, Neroitalico che proponeva una serie di video di varia natura, più che altro storici e politici, in particolare di controinformazione, il cui inserto più visto e cliccato sul web era un video intitolato “Aderirono alla Rsi”. Ma da quel momento agli ani successivi, ne avrebbe fatta ancora tanta di strada, Paolo Ferrari: e dai microfoni della radio al set, il passo è stato breve. E così, nel 1938 Paolo Ferrari debutta nella pellicola Ettore Fieramosca diretto dal grande Alessandro Blasetti col nome di “Tao” Ferrari. è il grande inizio in pantaloncini corti, quello che lo porterà poi, nei primi anni Quaranta a recitare in altri quattro film, con cast importanti. Da allora, dal cinema alla radio, la sua ascesa è inarrestabile: nel 1955 partecipa al varietà radiofonico Rosso e nero n° 2, insieme a Nino Manfredi e Gianni Bonagura, quando già dagli Anni quaranta ha cominciato a prestare voce e timbro istrionico a grossi calibri come Humphrey Bogart, David Niven e Jean-Louis Trintignant.
Dalla radio al cinema, dal doppiaggio alla tv
E poi il teatro: tanto teatro vissuto in punta di fioretto duellando e vincendo con i classici di sempre, l’affondo nella fiction, a partire dagli intramontabili sceneggiati Rai anni Settanta, passando per le miniserie televisive – fra cui quella dedicata a Nero Wolfe –, fino alla fiction di Raiuno Orgoglio e alla soap opera Incantesimo. E, addirittura, il suo curriculum vanta persino una conduzione del Festival di Sanremo, che lo ha visto sul palco dell’Ariston accanto a Enza Sampò. Eppure per tutti, resta soprattutto il protagonista dell’irriverente proposta due fustini in cambio di uno; la voce calda e rassicurante dello slogan, «perché niente lava più bianco, che più bianco non si può»; la maschera e il volto dell’uomo elegante e persuasivo, entrato nelle casse di tutti gli italiani che oggi gli tributano l’ultimo saluto alle scena della vita.