Tre colpi alla nuca, in ginocchio: 30 anni fa le Br uccidevano Roberto Ruffilli (audio)
La vita “generosa e limpida” e l’attenzione costante per le riforme sono l’eredità di Roberto Ruffilli ucciso il pomeriggio di trent’anni fa nella sua casa di Forlì dalle Br. Il professore universitario, senatore Dc, capogruppo dello Scudocrociato in commissione Bozzi con la quale il Parlamento tentò, invano, di mettere mano per la prima volta alla Riforma della Costituzione, è stato ricordato oggi a Forlì dal presidente Sergio Mattarella. «Ruffilli – ha dichiarato il capo dello Stato – sosteneva il concetto di cittadinanza, di convivenza, il senso della comunità che, nell’ambito della Costituzione, lega i cittadini e tutti gli elementi della Repubblica. Ruffilli sottolineava il valore del pluralismo e della democrazia. Secondo la Costituzione, la vita politica non si esaurisce nell’attività del Parlamento del Governo, delle Regioni o dei Comuni. Grande – ha aggiunto Mattarella – è sempre stata la sua attenzione al processo riformatore. Attenzione di adeguare costantemente la realtà delle nostre istituzioni e del nostro stare insieme, ai mutamenti che, nel corso del tempo, sempre più velocemente si realizzano. Per questo è giusto aver ricordato qui, oggi, il pluralismo e le riforme come indicazioni dell’insegnamento di Ruffilli. Ma l’insegnamento principale, Ruffilli lo ha dato con la sua vita limpida, generosa e disponibile, rivolta sempre verso gli altri”. Un atteggiamento, ha concluso Mattarella, che “contrasta con la sconcertante efferatezza di chi lo ha ucciso”.
Quel giorno di trent’anni fa, il braccio destro di Ciriaco De Mita fu colto di sorpresa nella sua abitazione di Forlì. Un commando delle BR-PCC, composto da due finti postini, si presentarono a casa di Ruffilli: dopo essere riusciti a farsi aprire la porta, sotto minaccia armata lo condussero nel suo studio, lo costrinsero ad inginocchiarsi e lo ammazzarono senza pietà con tre colpi alla nuca. Morì nella sua sala di lettura, circondato da centinaia dei suoi amati libro. Alle 16.45, la redazione bolognese de “la Repubblica” ricevette la telefonata di rivendicazione: «Abbiamo giustiziato il senatore DC Roberto Ruffilli a Forlì. Attacco al cuore dello Stato. Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente».