Risse e offese tra i militanti: così Pd e M5S si preparano a governare…

28 Apr 2018 17:49 - di Redazione

Botte, virtuali, ma da orbi. L’ipotesi di un accordo fra Pd e M5S continua ormai da giorni ad agitare partiti e militanti. Ed è proprio la base, inferocita e martellante, che colpisce durissimo e senza sosta dirigenza di entrambi gli schieramenti – con i leader ‘rei’ di aver anche solo immaginato di poter scendere a compromessi con l’odiata controparte – e, soprattutto, elettori avversarsi, colpevoli di essere di volta in volta “pdioti”, “grullini”, “mafiosi” o “analfabeti funzionali”. Obiettivo dichiarato delle parti, alzare la voce il più possibile per scongiurare quella che per tutti non può che essere “una disgrazia”, “una vergogna”, “la fine”.

Un governo Pd-M5S, insomma, e almeno a giudicare dai social, non lo vuole proprio nessuno. Pochissimi, marginali e relegati in un angolo gli elettori favorevoli al dialogo, a farla da padrone in quello che sta diventando un tormentone del web sono infatti i militanti indignati. Da una parte e dell’altra è ormai un fiume di insulti senza freno, e poco importa che le riserve non siano ancora sciolte o i tanti appelli alla responsabilità, l’importante è che l’odio fra fazioni sia chiaro e visibile a chi di dovere.

 “Ma davvero volete sfasciare il movimento per andare con quei criminali del PD???”, gridano i grillini, senza alcuna pietà per “quei coglioni che hanno pure pagato 2 euro per votare alle primarie”, “venduti per gli 80 euro dell’ebetino di Firenze”, “gente che i mafiosi li vuole al governo perché sono mafiosi anche loro”, “amici dei papponi”, sostenitori di chi “ha sempre rubato”, elettori “che andrebbero presi a calci nel culo solo per aver votato Renzi”. Un matrimonio che non deve essere celebrato, perché, spiegano, “Orfini e il suo capo Renzi sono la stessa cosa di Berlusconi, frodatore fiscale e finanziatore cosa nostra”.

Ed è proprio il segretario uscente il leader cui gli elettori Pd si appellano. Nel girone infernale dei commenti su Twitter e Facebook è ancora lui infatti, e non Martina, l’ultimo baluardo della battaglia che si combatte anche a colpi di hashtag, come l’ormai famigerato #Senzadime.

“Matteo fermali, distruggeranno il partito”, “sarà una catastrofe”, “non permettere questa vergogna”, solo alcuni dei cinguettii destinati all’ex premier che stando ai tanti retroscena politici sembra intenzionato a non mollare, schierato in prima linea contro l’alleanza. “Con loro mai”, spiegano i dem, che si sentono distanti anni luce dai “grillini ignoranti e capre cresciuti a fake e sperate di Grillo”, proprio quegli “analfabeti funzionali che non capiscono un cazzo” che hanno “consegnato l’Italia in mano a fascisti ed incapaci”, “gente che voterebbe a prescindere questa banda di scappati di casa anche se Di Battista ammazzasse un innocente in piazza“, “identici agli invasati di Scientology” e prova vivente che “il suffragio universale è una cagata pazzesca”.

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