Putin furioso: il raid in Siria? «Un atto di aggressione contro una nazione sovrana»
Putin non ci sta e dichiara: il raid è un «atto di aggressione contro una nazione sovrana». Mosca risponde immediatamente all’attacco congiunto Usa, Regno Unito e Francia, scattato nella notte con il lancio di missili su Damasco e Homs. «L’azione degli Stati Uniti e dei loro alleati in Siria non resterà senza conseguenze» è stato il primo avvertimento arrivato dall’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, dopo i raid condotti dalla triplice alleanza anglo-franco-americana contro obiettivi del regime siriano. «Tutta la responsabilità sta a Washington, Londra e Parigi – ha poi aggiunto in una nota diramata alle prime luci dell’alba –. nota che, conclude asserendo: «Gli Stati Uniti, Paese che ha il più grande arsenale di armi chimiche, non ha il diritto morale di accusare altri Paesi».
Putin, il raid: un’aggressione contro una nazione sovrana
Duro il commento di Putin ai raid condotti da Stati Uniti, Francia e Regno Unito in Siria: «Un atto di aggressione contro una nazione sovrana», dichiara il presidente russo Vladimir Putin lasciando chiaramente intendere che l’avvertimento preventivo più e più volte menzionato da Trump e dalla May nei loro discorsi gemelli alla nazione non ha di certo blandito il leader russo e rasserenato gli animi al Cremlino, anzi… «La Russia condanna fortemente l’attacco in Siria, dove i militari siriani stanno aiutando il governo legittimo nella guerra contro il terrorismo, rilancia in queste ore Putin in una nota diffusa dal Cremlino, e poi aggiunge: «Con le loro azioni, gli Stati Uniti stanno peggiorando sempre di più la catastrofe umanitaria in Siria, portando sofferenze ai civili». Poi, rincarando la dose di quella che si è qualificata subito come una duriossima replica all’attacco militare, il presidente russo avverte: le ultime operazioni potrebbero provocare «una nuova ondata di rifugiati da quel Paese e dalla regione intera». Del resto, gli Stati Uniti, ha accusato ancora Putin, hanno lanciato «un’aggressione contro uno Stato sovrano che è in prima linea nella lotta contro il terrorismo», sottolineando a più riprese come i raid siano stati condotti «in violazione della carta delle Nazioni Unite e dei principi del diritto internazionale». Infine, con una velata concessione all’orgoglio militare ferito, il ministero della Difesa di Mosca – secondo cui la Russia «non ha dovuto usare le sue difese per rispondere all’attacco» in Siria – fa sapere: nessuno dei missili lanciati da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro obiettivi del regime siriano è entrato nella zona della difesa area russa dispiegata a Tartus e Hmeymim. Almeno…
Al posto di Putin mi riprenderei subito Ucraina, estonia e Lettonia svendute da Gorbacev, dopo tanti morti e lutti nella guerra patriottica. Il maresciallo Zukov lo vuole!
spero che putin dia una lezione a trump e ai suoi lacchè pagati coi soldi dei plutocrati