Polizia, svolta rosa nei reparti mobili: debuttano le prime donne “celerine”

18 Apr 2018 18:07 - di Viola Longo

Primo giorno di lavoro per le “celerine”, le prime agenti donna dei reparti mobili. La rottura di «un tabù» l’ha definito il capo della polizia, Franco Gabrielli, presentando la novità. Per ora le agenti impiegate sul campo nelle situazioni più critiche di ordine pubblico saranno dieci, distribuite in sei dei 15 reparti mobili.

«Non si tratterà di uno spot, non saranno suffragette, ma colleghe che hanno caratteristiche fisiche adeguate ad affrontare questo tipo di impegno», ha precisato ancora Gabrielli, parlando di «un ulteriore passo verso l’ammodernamento dei reparti mobili». La svolta rosa non ha avuto bisogno di un passaggio regolamentare: le norme che organizzano i reparti mobili prevedono infatti che per la gestione dell’ordine pubblico in piazza o nei grandi eventi sportivi sia impiegato «prevalentemente», quindi non esclusivamente, personale maschile. Si tratta quindi prima di tutto di un salto di qualità culturale, che porta a rendere norma quella che prima era una eccezione legata a situazioni particolari.

L’inserimento delle donne nella celere avverrà gradualmente e a seguito di una specifica preparazione, come nel caso di Arianna Amadori, una delle prime dieci celerine che entreranno stabilmente in un reparto mobile. Destinata a Milano, Amadori, 43 anni, madre di due figli, sarà operativa da maggio. Prima farà un corso di addestramento, che comprende anche l’allenamento fisico. Ma «se non fossi già pronta fisicamente, neanche mi sarei proposta», ha spiegato al Corriere della Sera l’agente, che finora è stata in forze al corpo degli artificieri, ma ha già in curriculum esperienze di gestione dell’ordine pubblico in “strada”. Per Amadori l’ingresso delle donne nella mobile «è un processo fisiologico da giudicare sia nella sua pienezza sia nelle risposte che daremo singolarmente. Io e le altre colleghe che hanno presentato domanda siamo consapevoli e motivate».

«Ho parecchio da imparare, ma resto convinta – ha aggiunto l’agente – che la forza del reparto mobile sia la squadra e che una donna in determinate situazioni possa aiutare. Per la nostra empatia, per la possibilità che un manifestante, magari sì e magari no, abbia una esitazione prima di passare all’attacco nel vedere davanti a sé una donna. Che può essere sua moglie, sua sorella, sua mamma».

 

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