Nel Pd c’è chi dice no. Giachetti: «Fermatevi, come fate a fidarvi del M5S?»
Molti esponenti del Pd si sentono ringalluzziti, il sogno di non perdere le poltrone del governo li ha rigenerati. Vanno in tv – come Librandi – per dire che in fondo tutto si può aggiustare, che basta trovare punti di convergenza. Sorridono, i miracolati. Scordiamoci il passato, chissenefrega di come ci hanno trattato. Altri no. Sono consapevoli che l’abbraccio con i Cinquestelle può essere mortale, perché di loro c’è da fidarsi poco. Uno di questi è Roberto Giachetti. Lui il M5S lo conosce bene, perché è stato tra gli sfidanti della Raggi. Sa quanto fango gettano addosso a chiunque. Sa che cambiano parere con una velocità incredibile. Sa pure (e il caso della Raggi ne è una prova) che quando sono chiamati a governare falliscono. E quindi frena. «Pd e M5S sono agli antipodi. Penso al reddito di cittadinanza e il reddito di inclusione: metodi distanti tra loro come il Polo nord e il Polo sud. Da un lato assistenzialismo e dall’altro un aiuto a chi vive una soluzione complicata», dice Giachetti, ai microfoni di Radio anch’io su Rai Radiouno. «Ma si potrebbe parlare -aggiunge- anche delle posizioni sulla legge Fornero, sulla sicurezza, sullo ius soli. Le differenze tra noi e M5S sono molto più accentuate rispetto invece a una convergenza tra loro e la Lega. I Cinquestelle cambiano posizione sulle questioni di volta in volta a seconda della convenienza. È affidabile un partito che si comporta in questo modo? Io penso di no».