La Corte di Cassazione: anche le telefonate “mute” sono molestie
Anche le telefonate mute sono moleste. Comporre un numero di telefono aspettare la risposta e riagganciare è un reato vero e proprio. A stabilirlo la Corte di Cassazione che ha annullato l’assoluzione di un quarantenne di Parma che, per dispetto, aveva importunato i vicini con numerose telefonate anonime. Come racconta il Messaggero, l’uomo ha iniziato a importunare i vicini con decine di telefonate: non parlava e si limitava a riagganciare non appena dall’altra parte della cornetta risuonava un “pronto”. Il quarantenne si è difeso raccontando che i condomini lo tormentavano con rumori molesti: dai ticchettio dei tacchi a spillo, alle porte sbattute violentemente, fino alle tapparelle alzate e abbassate in piena notte. I dispetti tra i condomini sono andati avanti per mesi e, tre anni dopo, la lite è arrivata nelle aule del tribunale. Nel 2016 i giudici hanno assolto il quarantenne perché aveva agito in reazione “allo stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui”. Ma i vicini hanno fatto ricorso.
Cassazione, il caso
Il caso è arrivato così fino alla Corte di Cassazione che ha definito il comportamento dell’imputato “qualificabile come molestia”, perché “non sarebbe emerso alcun comportamento illecito posto in essere dai vicini, nemmeno la violazione del regolamento condominiale”. Il caso è stato quindi rimandato di fronte al tribunale civile competente – visto che la procura non ha presentato impugnazione – che dovrà stabilire se i vicini abbiano diritto a un risarcimento danni per le telefonate moleste.
Gli dovrebbero essere addebitati i costi dei 2 processi e non a carico della collettività !