Il Pd ha deciso: Alitalia si tiene ancora otto mesi i nostri 900 milioni di euro
Una nuova proroga. L’ennesima. Sta di fatto che Alitalia si terrà i nostri soldi – 900 milioni di euro più interessi, oltre un miliardo di euro – almeno fino a dicembre. Se tutto va bene. Lo hanno deciso gli esponenti governativi (abusivi) del Pd, Gentiloni, Calenda. Che hanno pescato dalle tasche degli italiani – senza chiederglielo, naturalmente – il denaro per offrire un prestito ponte all’ex-compagnia di bandiera nell’attesa che qualcuno se la pigli.
Oggi in Consiglio dei ministri, Gentiloni, Calenda, Padoan e compagni hanno formalizzato quello che tutti sapevano ma che il Centrosinistra ha accuratamente evitato di esplicitare, soprattutto in prossimità della battaglia elettorale: non ci sono attori disponibili a togliere le castagne dal fuoco su Alitalia. Ed è quindi necessaria una proroga, l’ennesima, sia per scovare un compratore concretamente interessato, sia per restituire il prestito ponte da quasi un miliardo di euro.
«Spostiamo i termini per la vendita di Alitalia alla fine di ottobre e per la restituzione del prestito al 15 dicembre», ha detto il ministro dello Sviluppo Economico nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri sostenendo che il provvedimento «è conseguente alla situazione politica che stiamo vivendo. Ci sono state delle offerte, ora si arriva a una fase più stretta che ha bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni».
Aldilà dell’ottimistico marketing politico-elettorale sfoggiato fino ad oggi dal ministro Calenda nessuno sembra, in realtà, veramente interessato a caricarsi sulle spalle un’azienda che è stata messa in ginocchio, spolpata e ridotta alla canna del gas da un management ottuso e incapace e da una classe politica che ha volentieri strizzato l’occhio agli amici imprenditori fiancheggiandoli più di quanto fosse legittimo.
«Sono arrivate tre offerte», sostiene Calenda ammettendo che «la situazione di Alitalia è comunque fragile nel lungo periodo» e che «per ridurre le perdite occorre acquistare nuovi aerei e serve poi l’accordo con i sindacati nella fase di trasferimento»
Ma Lufthansa, sulla quale Calenda riponeva molte speranze per poter sfoggiare e usare politicamente ed elettoralmente un risultato positivo che non è mai, in realtà, arrivato neanche vicino all’area del gol, ha gelato l’esponente Pd e il governo Gentiloni facendo sapere che, alle condizioni attuali, non è interessata a rilevare Alitalia.
«Non ci interessa per niente. Va ristrutturata in termini di dimensione, costi, destinazioni e così via. E questa ristrutturazione va fatta dall’Italia. Non possiamo farla noi da azionisti», ha spento brutalmente le speranze di Calenda e compagni il capo della finanza di Lufthansa, Ulrik Svensson. Ora come questo si concili con le dichiarazioni vittoriose che il sorridente esponente del Pd aveva fatto esattamente 14 giorni fa su Alitalia – «la proposta maggiormente migliorativa è quella di Lufthansa, c’è un miglioramento sia per quanto riguarda il mantenimento delle rotte intercontinentali sia in termini di personale, ma è una proposta che va ulteriormente negoziata» – resta un mistero gaudioso.
Peraltro sui tentativi penosamente infruttuosi del governo a trazione Pd di trovare una soluzione concreta alla crisi Alitalia grava come un macigno la notifica della procedura Ue sul prestito ponte di 900 milioni di euro concesso alla compagnia aerea. «Con la Ue abbiamo sempre avuto una interlocuzione, peraltro anche quando abbiamo fissato il tasso di interesse del prestito ponte – cerca di contenere l’imbarazzo Calenda di fronte a chi, in conferenza stampa, chiede lumi sulla procedura d’infrazione – Continuiamo a gestire, come sempre abbiamo fatto, in coordinamento con la Commissione e in particolare con la commissaria Vestager». Ma la questione è tutt’altro che gestista.
Bruxelles ha già fatto sapere proprio in questi giorni che, «al momento è del parere che il prestito statale costituisca un aiuto di Stato». O qualcuno non ha avvertito Calenda. Oppure Calenda non ha capito le parole pronunciate anche troppo chiaramente da Bruxelles. La Ue sospetta che «la durata del prestito, che va da maggio 2017 fino almeno a dicembre 2018, superi la durata massima di sei mesi prevista dagli orientamenti per i prestiti di salvataggio». E la proroga concessa oggi dal Consiglio dei ministri guidato da Paolo Gentiloni , da questo punto di vista non illumina né tranquillizza l’Europa. Il problema è che l’eventuale prezzo aggiuntivo lo pagheranno, come al solito, i cittadini italiani ai quali il Centrosinistra ha già sfilato un miliardo dalle tasche.
Alitalia deve tornare Italiana ma pubblica, come lo era quando eravamo ammirati anche per essa.
Via tutti gli speculatori e le banche d’affari globalizzate dalla nostra italia