Il Papa: «Profondamente toccato dalla morte di Alfie». E bacchetta la scienza senza limiti
«Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre lo accoglie nel suo tenero abbraccio». Papa Bergoglio ha affidato a un tweet il suo dolore per il piccolo Alfie Evans, del quale ha seguito direttamente la vicenda in queste settimane, ricevendo anche in Vaticano il papà Tom e spendendosi in prima persona affinché l’ospedale vaticano Bambino Gesù facesse l’impossibile per portare il piccolo in Italia.
Il tweet è arrivato dopo che il Pontefice aveva affrontato i temi del rapporto tra scienza ed etica nel corso della Conferenza internazionale sulla medicina rigenerativa, promossa dal Pontificio consiglio della cultura. Nel suo discorso Bergoglio non ha nominato né fatto riferimenti diretti ad Alfie, ma la vicenda del piccolo di Liverpool, morto solo qualche ora prima, è stata in qualche modo presente anche in quella occasione in cui il Pontefice si è lungamente soffermato sul ruolo della scienza nella cura delle persone sofferenti.
«Di fronte al problema della sofferenza umana è necessario saper creare sinergie tra persone e istituzioni, anche superando i pregiudizi, per coltivare la sollecitudine e lo sforzo di tutti in favore della persona malata», ha detto il Papa in un discorso centrato sul tema della responsabilità etica della scienza. Il Pontefice ha fatto inoltre esplicito riferimento al grande sforzo «della ricerca scientifica volta alla scoperta e alla diffusione di nuove cure, specialmente quando toccano il delicato problema delle malattie rare, autoimmuni, neurodegenerative e molte altre». «La Chiesa elogia ogni sforzo di ricerca e di applicazione volto alla cura delle persone sofferenti», ha proseguito Bergoglio, ricordando che «uno dei principi fondamentali è che non tutto ciò che è tecnicamente possibile o fattibile è per ciò stesso eticamente accettabile».
«La scienza, come qualsiasi altra attività umana, sa di avere dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità stessa, e necessita di un senso di responsabilità etica», è stato l’avvertimento del Pontefice, che ha citato il beato Paolo VI per ribadire che «la vera misura del progresso è quella che mira al bene di ogni uomo e di tutto l’uomo». Bergoglio ha poi indicato quattro verbi come traccia del percorso da seguire per una scienza che si dimostri etica e non cada nell’autoreferenzialità: prevenire, riparare, curare e preparare il futuro. Per il Papa «c’è bisogno di riflettere sulla salute umana in un contesto più ampio, considerandola non solo in rapporto alla ricerca scientifica, ma anche alla nostra capacità di preservare e tutelare l’ambiente e all’esigenza di pensare a tutti, specialmente a chi vive disagi sociali e culturali che rendono precari sia lo stato di salute sia l’accesso alle cure».
Per questo il Pontefice ha esortato a percorrere «un itinerario segnato da un duplice movimento», che contempli da un lato «una riflessione interdisciplinare aperta, che coinvolga molteplici esperti e istituzioni e permetta uno scambio reciproco di conoscenze» e dall’altro sia «costituito dalle azioni concrete a favore di chi soffre». «Entrambi questi movimenti – ha concluso Bergoglio – esigono la convergenza di sforzi e di idee capaci di coinvolgere rappresentanti di varie comunità: scienziati e medici, pazienti, famiglie, studiosi di etica e di cultura, leader religiosi, filantropi, rappresentanti dei governi e del mondo imprenditoriale».
Quanta ipocrisia.
grazie per aver dato spazio all’intervento molto preciso di papa francesco, perfettamente in linea con la dottrina sociale della chiesa. la sacralità della vita è un patrimonio, di cui nel palamento italiano la destra ha sempre cercato di proteggere.