Bardonecchia, indagine della procura di Torino sui doganieri francesi
Le scuse ufficiali non sono arrivate e forse non arriveranno mai, ma qualcosa «la ferma protesta del governo italiano» consegnata dalla Farnesina all’ambasciatore francese a Roma, Christian Masset, a seguito dello sconfinamento del 30 marzo scorso della gendarmerie a Bardonecchia, in territorio italiano, sembra l’abbia ottenuta. La Francia ha infatti annunciato di aver sospeso i controlli alla frontiera in attesa che l’incidente venga chiarito in ogni suo dettaglio.
Ipotizzati vari reati, tra cui la violenza privata
Ufficialmente, Parigi continua a difendere l’operato dei propri doganieri in base ad un non meglio specificato accordo transnazionale del 1990 la cui vigenza è contestata dall’Italia, ma è chiaro anche là che la storia non può finire nel più classico dei tarallucci e vino. Nei prossimi giorni dovrebbe giungere a Roma il ministro dei Conti pubblici Gérald Darmanin, la cui visita facilita e giustifica la «sospensione del funzionamento» dell’accordo in questione. Sulla vicenda, però, ha deciso di vederci chiaro anche la magistratura. Il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha già ordinato di acquisire documenti e di ascoltare i testimoni a seguito dell’apertura dell’inchiesta – al momento a carico di ignoti, in attesa dell’identificazione degli agenti francesi – ipotizzando i reati di abuso in atti d’ufficio, violenza privata, concorso in violazione di domicilio.
La gendarmerie ha sconfinato a Bardonecchia, in territorio italiano
Come infatti si ricorderà, gli agenti francesi hanno prima fermato un nigeriano che viaggiava sul treno Tgv Parigi-Napoli nel tratto ferroviario tra Modane, in territorio francese, e Bardonecchia. L’uomo, sospettato di trasportare droga, è stato fatto scendere dal treno in territorio italiano dai gendarmi francesi, che armi in pugno lo hanno poi condotto all’interno della sede dell’ong Rainbow for Africa per effettuare un test sulle urine. Un vero e proprio sconfinamento che ha creato un caso diplomatico tra Roma e Parigi e provocato la corale reazione delle forze politiche italiane.
UNA MASSA DI ONOREVOLI IGNORANTI.- I GENDARMI FRANCESI AVEVANO FACOLTÀ DI ENTRARE IN ITALIA in base all’art.41 del trattato di Schengen. Mi stupisce sempre più l’insufficienza delle istituzioni italiane.
Chiamiamo le cose col loro nome: è stata un’invasione. Adesso le indagini non porteranno a nulla. Bisognava far intervenire subito i Carabinieri per arrestare il gendarmi : ricordate Sigonella?
Ma se c’era un trattato! semmai si indaghi del perchè il Comune ha affidato quei locali riservati alla dogana francese, di proprietà delle Ferrovie, a questa ong che ospita immigrati per farli entrare clandestinamente in Francia. Poi ci lamentiamo se ridono di noi, siamo inaffidabili!
Sospendere formalmente gli accordi -militari-commerciali-economici diretti o indiretti che riguardano operatività reciproche con la Francia che verranno ripresi in esame da apposita commissione mista a partire dal mese di settembre anno in corso. Nel frattempo comunicare che viene sospesa l’operazione Deserto Rosso delle truppe italiane in sostituzione di quelle francesi nel deserto del Niger. Così tanto per dare corpo alle ombre.