Strage di Latina, smentita la trasmissione “Chi l’ha visto”: «Le bimbe erano già morte»

16 Mar 2018 18:17 - di Redazione

Era ancora viva una delle due figlie di Luigi Capasso mentre andava avanti la trattativa durata fino al suicidio dell’uomo? E poteva essere salvata intervenendo prima? Sono le domande sollevate dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, mercoledì sera, che era tornata sul caso del carabiniere che a Cisterna di Latina ha sparato alla moglie, ferendola, ha ucciso le sue due bambine Alessia e Martina, di 13 e 8 anni, e poi si è tolto la vita. Il programma aveva ricostruito in un servizio i momenti della trattativa con Capasso precedenti il suicidio quando ad intervenire eano stati i Gis (Gruppo Intervento Speciale), che nella propria dotazione avrebbero uno strumento in grado di rilevare, attraverso il calore emanato dai corpi umani, quante persone vive ci sono all’interno di un appartamento. Secondo “Chi l’ha visto?” nella casa quella mattina era stata rilevata la presenza di due persone vive. Una è Capasso e l’altra, si spiega, non può che essere una delle due bambine, quasi certamente Alessia, la figlia più grande, alla quale il padre aveva sparato qualche ora prima. Come confermerebbe anche la testimonianza di una vicina, che aveva sentito Alessia urlare e Capasso dire per tre volte “Allora è colpa mia”.

Oggi, però, è arrivata la secca smentita della Procura di Latina, secondo cui le figlie di Luigi Capasso “sono state colpite rispettivamente da tre colpi la piccola e da sei colpi la più grande. I proiettili hanno colpito organi vitali e ognuna delle due ragazze aveva un colpo in testa che non avrebbe consentito nessuna possibilità di sopravvivenza“. Il procuratore capo di Latina, in una conferenza stampa, ha ribadito che le due piccole vittime della strage di Cisterna sono state uccise dal padre appena l’uomo è entrato in casa dopo aver ferito la moglie Antonietta Gargiulo. La presenza ancora in vita della figlia maggiore di Capasso è un’ipotesi che “non corrisponde a verità“, sottolinea De Gasperis, secondo cui il dispositivo che rileva esseri umano in vita “non è in dotazione alle forze dell’ordine”.  «Da quando i carabinieri hanno raggiunto la casa non si è più avvertita nessuna esplosione, se non un colpo soffocato, intorno alle 13,30, con cui Capasso si è suicidato», spiega il procuratore, ricordando che l’uomo è stato quasi tutto il tempo sul balcone. «Tutto quello che si doveva fare è stato fatto”, taglia corto De Gasperis, sottolineando che «l’intervento dei carabinieri è stato tempestivo e professionale».

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