Mattarella concede la grazia all’uomo che uccise la moglie malata
Quello firmato a favore di Gastone Ovi, condannato per aver ucciso la moglie malata di Alzheimer, è l’ottavo provvedimento di grazia concesso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal suo insediamento. In particolare il Capo dello Stato ha firmato 4 decreti di grazia per pene detentive temporanee (di cui uno anche per la pena accessoria inflitta con la condanna) e 4 decreti con cui sono state concesse grazie parziali (riduzione della pena detentiva temporanea). L’articolo 87 della Costituzione prevede, al comma undicesimo, che il Presidente della Repubblica può, con proprio decreto, concedere grazia e commutare le pene. Si tratta di un istituto di antichissima origine che estingue, in tutto o in parte, la pena inflitta con la sentenza irrevocabile o la trasforma in un’altra specie di pena prevista dalla legge (ad esempio la reclusione temporanea al posto dell’ergastolo o la multa al posto della reclusione). La grazia estingue anche le pene accessorie, se il decreto lo dispone espressamente; non estingue invece gli altri effetti penali della condanna. Può essere inoltre sottoposta a condizioni. Il procedimento di concessione della grazia è disciplinato dall’articolo 681 del codice di procedura penale. La domanda di grazia è diretta al Presidente della Repubblica e va presentata al ministro della Giustizia. È sottoscritta dal condannato, da un suo prossimo congiunto, dal convivente, dal tutore o curatore, oppure da un avvocato. Dalla nascita della Repubblica i provvedimenti di grazia complessivamente, compresi quelli di Mattarella, sono stati 42.324, di cui (almeno) 3.651 per reati militari. 15.5781 di Luigi Einaudi; 7.423 di Giovanni Gronchi, 926 di Antonio Segni e del Presidente supplente Cesare Merzagora; 2.925 di Giuseppe Saragat; 7.498 (7.373 per reati comuni e 125 per reati militari) di Giovanni Leone; 6.095 (2.805 per reati comuni e 3.290 per reati militari) di Sandro Pertini; 1.395 (1.240 per reati comuni e 155 per reati militari) di Francesco Cossiga; 339 (302 per reati comuni e 37 per reati militari) di Oscar Luigi Scalfaro; 114 (71 per reati comuni e 43 per reati militari) di Carlo Azeglio Ciampi; 23 (22 per reati comuni e 1 per reato militare) di Giorgio Napolitano.