Macerata dimostra che l’emergenza non è il fascismo ma l’immigrazione

6 Mar 2018 18:00 - di Giovanni Trotta

Macerata, tradizionale feudo rosso delle Marche, rispecchia perfettamente la domanda di sicurezza e di legalità: in questo seno la città marchigiana teatro del brutale omicidio di Pamela, la ragazza romana assassinata e fatta a pezzi da clandestini nigeriani, è un po’ lo specchio dell’Italia di oggi. Pochi giorni dopo, come si ricorderà. Luca Traini, in un gesto folle, compì un raid per “vendicare” le efferatezze compiute dagli immigrati ai danni della sofrtunata ragazza ventenne. Traini sparò e ferì sei immigrati, per poi consegnarsi alle forze dell’ordine avvolto in una bandiera tricolore davanti al monumento alla Vittoria. Pazzia, rancore, incapacità di intendere e di volere, come ha detto il suo legale. La città, solitamente tranquilla e operoso, è stata profondamente colpita dalle due tragedie, e ha reagito dando tutto il suo appoggio alla Lega di Salvini: nel 2013 il Carroccio prese lo 0,6 per cento, domenica ha superato il 20 per cento dei consensi. Il segnale è inequivocabile. 20,9 alla Camera e 21,3 al Senato sbaragliano anche i forti grillini all’uninominale. Il partito di Di Maio comunque ha ottenuto percentuali di tutto rispetto, 30 al Senato e 32 alla Camera. Il Pd a Macerata rimane leggermente sopra la media nazionale, arrivando al 20 per cento, ma nei collegi uninominali arriva terzo. La “rivincita” di Macerata e dei maceratesi, come risultatato evidente dalle interviste televisive ai cittadini, è rivolta contro tutti coloro che all’indomani del raid di Traini evocò strumentalmente il pericolo fascista anziché quello, ben più reale, rappresentato dall’immigrazione incontrollata con la sua “coda” di illegalità. Macerata ha parlato, l’Italia ha parlato, ora il nuovo governo deve mettere in cima alle priorità tali drammatiche e urgenti questioni. Grasso e Boldrini e i centri sociali avevano torto e si sono dimostrati di parte, la Lega e il centrodestra avevano ragione. Ma la cosa più triste è che la vicenda di Traini ha oscurato il calvario di Pamela, un calvario che le avrebbe potuto essere risparmiato con un maggiore controllo dell’immigrazione, del quale il raid di Traini è stato solo una non inaspettata conseguenza.

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