Ladri a casa di Bruno Pizzul: per la voce storica del calcio compleanno amaro
Brutta avventura per Bruno Pizzul, la popolare “voce” della Nazionale di calcio, uno dei volti più amati tra i cronisti sportivi italiani. Alla vigilia del suo compleanno – Pizzul compie 80 anni l’8 marzo- si è trovata la casa svaligiata dai ladri nella sua abitazione di Cormons, in provincia di Gorizia. Lo ha riportato Il Gazzettino. Pizzul era uscito nel pomeriggio del 6 marzo insieme alla moglie Maria e al rientro ha trovato la porta aperta e le stanze in cui i ladri hanno rovistato alla ricerca di soldi e preziosi. L’allarme pare non sia scattato, sono stati rubati i gioielli della moglie, che si trovavano in camera da letto. Pizzul ha denunciato il furto ai Carabinieri che ora indagando.
Bruno Pizzul, la voce di un calcio d’altri tempi
Proprio in questi giorni alla vigilia di un compleanno “tondo” e importante, aveva rilasciato molte interviste. La sua è la voce di un altro calcio, le sue radiocronache raccontavano una altro tipo di sfide, altre tempre, altri uomini. Ha ricordato la sua assuzione in Rai «superando uno degli ultimi concorsi, anno 1969. Debutto in telecronaca in Coppa Italia: Bologna-Juventus, sul neutro di Como», ha dichiarato ad Avvenire. «Memorabile. Quella mattina alle 10 ero pronto per andare a Como, ma il caro Beppe Viola mi fa: “Dove vai Bruno a quest’ora? Como è solo a 30 chilometri, pranziamo insieme e poi ti accompagno”. Lauto menù con annessa bevuta, peccato che rimanemmo imbottigliati nell’ingorgo dei tifosi. Arrivai in postazione con affanno, le squadre erano già in campo da quindici minuti…». Per lui, uomo preciso, giornalista d’antica scuola, deve essere stato un piccolo traima. Protagonista al Mundial del ’70 messicano, emozionato al commento di Germania-Inghilterra e testimone diretto del passaggio dall’era Carosio a quella di Nando Martellini. «Nicolò Carosio in Rai mi accolse con distacco. “Un solo consiglio ti do – mi disse, leggiamo nell’intervista ad Avvenire –. Fatti sempre vedere con un bicchiere di vino o di whisky in mano, perché quello del telecronista è un mestiere in cui prima o poi l’errore lo fai, e se è grave, allora potrai sempre dire di aver bevuto”. Nando Martellini è stato un fratello maggiore, professionalmente gli devo tutto. Sandro Ciotti? Era stato lui a coniare quel “clamoroso al Cibali”, Sandro era un virtuoso del linguaggio».
Ricordo di Enrico Ameri
Tra questi cronisti d’eccezione c’era anche Enrico Ameri. «Enrico era un sanguigno ma ovunque si trovava era sempre alla ricerca di una chiesa. Una domenica a Göteborg, io lui e Martellini, volevamo andare alla messa. Con Nando stavamo per entrare in una chiesetta di culto protestante, Enrico non ne volle sapere, si rifiutò, urlandoci: “Dove andate? Eretici…” ». La Nazionale per Bruno stata la sua seconda casa, specie quella campione del mondo dell’82. «In quell’Italia di Bearzot, oltre a Enzo e il suo vice Cesare Maldini c’era un alto tasso di friulani: Zoff, Collovati, il professor Vecchiet, Calligaris e Trevisan».