Allerta per la stazione spaziale cinese: «A Pasqua potrebbe cadere in l’Italia»
Si avvicina sempre più verso la Terra la stazione spaziale cinese Tiangong 1, in lenta e progressiva discesa verso il nostro pianeta. Il rientro del “Palazzo Celeste” potrebbe interessare il nostro Paese nei giorni di Pasqua, «in una finestra temporale che si apre il 28 marzo e si chiude il 4 aprile 2018» fa sapere la Protezione civile. La parte d’Italia che potrebbe essere interessata dall’eventuale caduta di frammenti «è quella centro-meridionale, che parte più o meno dall’Emilia Romagna e va verso il sud». A causa della complessità dell’interazione fra la stazione spaziale e l’atmosfera terrestre, afferma la Protezione civile, solo nelle ultimissime fasi del rientro si potranno definire meglio la data e le parti del globo terrestre coinvolte. Ma «gli eventuali frammenti della Tiangong 1 che resisteranno all’attrito con l’atmosfera cadranno nella zona all’interno della fascia -44°S e +44°N di latitudine. L’area è molto ampia e costituita in gran parte da oceani e deserti, ma il raggio di impatto include anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia».
Monitorata la stazione spaziale cinese
Per quanto riguarda il nostro Paese, il monitoraggio avviene attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi). «Il compito di Asi è tenere sotto controllo attraverso radar e telescopi il decadimento della stazione e per far questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale di Matera» si legge ancora nel documento della Protezione civile. Tiangong 1 è la prima stazione spaziale cinese lanciata dal centro di Jiuquan il 30 settembre 2011. Il ritorno sarebbe dovuto avvenire nell’Oceano Pacifico, ma nel marzo 2016 è iniziata una lenta e progressiva discesa della stazione in modo incontrollato. Il ritorno sulla Terra della Tiangong 1 è comunque monitorato da diversi sensori di osservazione nel suo percorso orbitale che registrano la posizione ed il tasso di decadimento. Tiangong 1 è stata pensata come laboratorio e stazione sperimentale per l’attracco di varie navette Shenzhou, che effettivamente l’hanno visitata tre volte, due delle quali in missioni “abitate dagli astronauti”. La massa complessiva al lancio di 8500 kg., incluso il propellente, si è progressivamente ridotta in quanto la vita operativa pianificata inizialmente in due anni è stata ampiamente superata e una gran quantità di carburante è stato consumato per sostenere l’orbita e le condizioni di abitabilità all’interno del modulo. Si stima che la parte di propellente residuo che avrebbe permesso il previsto rientro controllato nell’Oceano Pacifico sia ancora a bordo.