Saviano replica ai camerati di CasaPound citando Brasillach…

18 Feb 2018 13:47 - di Riccardo Arbusti

Metamorfosi di un intellettuale: prima talmente libero da leggere Evola e  Jünger e poi, col passare degli anni, divenuto talmente ideologico e conformista da gridare un giorno sì e l’altro pure al pericolo fascista e da indicare in Matteo Salvini il mandante della tentata strage di Macerata ad opera del “nero” Luca Traini. Sì, parliamo di Roberto Saviano, che quotidianamente ci fa la morale zuccherosa adatta alle utopiche società multietniche.

Saviano è così finito nel mirino di Primato Nazionale, il giornale di CasaPound, che ne ricorda le letture non conformi: Evola, Céline, Jünger. Tutto vero, al punto che nel 2010 un intellettuale come Pietrangelo Buttafuoco, cui il Primato si ispira nel suo attacco a Saviano, tesseva gli elogi dell’autore di Gomorra domandandosi se non fosse, sotto sotto, un “vero camerata”.

Oggi sull’Espresso la replica di Saviano a CasaPound: non appare affatto pentito delle sue letture antiprogressiste. Anzi, assicura che ancora legge quegli autori ritenuti maledetti e colpiti dalla scomunica del politicamente corretto di cui proprio Saviano si è fatto ultimamente convinto paladino.  Sì, scrive Saviano, ho letto Cioran ma certo “non condivido la sua stima per Codreanu”. E ancora: “Ritengo Drieu La Rochelle uno degli scrittori che meglio ha tratteggiato la disperazione del sentimento borghese, il contrasto tra la sordida quotidianità e l’aspirazione all’assoluto, ma disprezzo le sue posizioni sulla Repubblica di Vichy”. E poi prosegue affermando che l’antisemitismo di Céline non gli impedisce di riconoscere nel “Viaggio al termine della notte” un capolavoro così come l’Evola di “Sintesi della dottrina della razza” non gli impedisce di apprezzare i suoi testi mistico-filosofici.

E infine così conclude in risposta ai camerati di CasaPound: “Quando condannarono a morte Robert Brasillach per reato d’opinione (aveva sostenuto Vichy) nonostante una petizione cui aderirono tra gli altri Camus e Cocteau, alla lettura della sentenza alcuni urlarono: ‘E’ una vergogna’, ma lui chiosò: ‘E’ un onore’. Ecco, avere contro gli xenofobi per me è un onore”.

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