Muore in ospedale, la scoperta choc dei familiari: «Aveva un solo polmone»
Muore in ospedale, poi si scopre che aveva un solo polmone. La sconvolgente vicenda riguarda il 52enne di Siderno (Reggio Calabria), Giuseppe Galea, morto il 4 febbraio scorso all’ospedale di Locri dov’era ricoverato. Già sequestrata la cartella clinica. Si attendono i risultati dell’autopsia. Come ricostruisce il Messaggero, Galea era allenatissimo, aveva una passione smisurata per la mountain-bike: sul suo profilo Facebook decine di foto lo immortalano alle prese con sentieri anche impervi. I familiari, assistiti dal legale Antonio Ricupero, lamentano la mancanza di risposte adeguate alle problematiche di salute di Galea, emerse per la prima volta il 26 dicembre scorso: l’insegnante ha improvvisamente avvertito dolori al torace, difficoltà a respirare e una tosse intensa. «Broncopolmonite», era stato il verdetto dei medici dell’ospedale di Locri che, dopo avergli prescritto cure adeguate, l’avevano dimesso senza problemi.
Muore in ospedale, il caso clinico
Un mese dopo, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio, i dolori sono riapparsi: accompagnato in gran velocità al pronto soccorso del nosocomio jonico, Galea stavolta è stato trattenuto in ospedale. Dopo le prime quattro flebo, la radiografia del mattino successivo avrebbe accertato la presenza di una polmonite vera e propria, per cui i sanitari hanno disposto l’immediato ricovero. Ma in pochi giorni la diagnosi cambia di continuo. Il 26 gennaio il professore è stato sottoposto a una Tac: il giorno dopo viene trasferito in una stanza singola, praticamente in quarantena “poiché affetto da tubercolosi”. A fine gennaio, un altro medico sentenzia che Galea in realtà è affetto da alveolite polmonare. Ogni giorno, gli vengono comunque somministrate 14 flebo di «un mix di farmaci potentissimi», dicono i congiunti.
Nella Tac risulta un unico polmone
Il 4 febbraio, il malato non riconosce il fratello e “vede” nella stanza persone in realtà non presenti. Ma il medico di turno assicura: nel giro di dieci giorni guarirà e sarà dimesso. In realtà, alle 16 dello stesso giorno Galea viene trasferito in rianimazione: spira alle 21,30 sempre del 4 febbraio. I parenti, impazziti dal dolore, riporta ancora il Messaggero, si sentono dire solo allora dai medici di Rianimazione che la Tac del 26 gennaio mostra la presenza di un unico polmone. Sul profilo Facebook di Galea, c’è chi chiede “giustizia” e chi descrive così i medici dell’ospedale di Locri: «Assassini incompetenti, fermateli prima che di ammazzino tutti».