La Whirlpool delocalizza perché la nostra burocrazia penalizza le imprese
Non solo Embraco: sono molte le aziende straniere – e quale volta anche italiane- tentate dalla delocalizzazione. Spesso perché la burocrazia e la tassazione italiane rendono impossibile il lavoro nel nostro Paese. Nel caso di Whirlpool è un po’ diverso, perché l’azienda a suo tempo usufruì di sgravi in cambio di assunzioni, ma la questione di fondo è il sistema bizantino che abbiamo in Italia e che sono alla radice di questi problemi. Banale e scontata la risposta della ue, secondo cui i fondi strutturali Ue “dovrebbero servire a creare nuovi posti di lavoro, non a spostare posti di lavoro da uno Stato all’altro. Abbiamo un paio di casi che ci sono stati segnalati, naturalmente li seguiamo”. Il nostro scopo è “assicurarci che non vengono spostati posti di lavoro” da uno Stato all’altro, ma “che vengano creati posti di lavoro”. Lo ha detto la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, in conferenza stampa a Bruxelles, rispondendo ad una domanda posta da un giornalista slovacco circa l’incontro di ieri con il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, in cui si è affrontato tra l’altro il caso della Embraco, del gruppo Whirlpool, che ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Riva di Chieri (Torino) per spostare la produzione in Slovacchia. E a proposito di Slovacchia, mentre in Italia Embraco tiene duro sul licenziamento di quasi 500 dipendenti dello stabilimento di Riva di Chieri, in Slovacchia sono molte le posizioni aperte presso la fabbrica di Spišská Nová Ves, dagli addetti alla catena di montaggio (con disponibilità ai turni notturni) ai meccanici responsabili della manutenzione degli apparati, passando per esperti di It e consulenti legali. Il quadro che emerge dal sito internet della fabbrica slovacca – dove lavorano circa 2300 dipendenti – è quella di un impianto in espansione, dove sembra essere cambiato il clima dopo la firma – lo scorso 22 gennaio – del nuovo contratto collettivo quadriennale che ha visto, fra l’altro, l’introduzione di un bonus annuale fino a 700 euro per il 2018 e fino a 800 euro nel 2019. Come spiega la stampa locale, il reddito totale di un lavoratore Embraco dovrebbe aumentare quest’anno dell’11% rispetto al 2017 per poi crescere di un ulteriore sei per cento nel 2019. La firma è stata preceduta da negoziati molto accesi, durate diversi mesi.