G8, confiscato il Salaria Sport Village al costruttore Anemone

27 Feb 2018 17:40 - di Paolo Lami

Era già stato posto sotto sequestro. E ora arriva anche la confisca, per un valore complessivo di 70 milioni di euro, del Salaria Sport Village, l’immenso centro sportivo adagiato su 17 ettari in prossimità dell’area golenale del fiume Tevere, appartenente all’imprenditore Diego Anemone, condannato, nei giorni scorsi, a 6 anni di carcere, per associazione a delinquere nell’ambito del processo sugli appalti G8.
La confisca è stata disposta dal Tribunale di Roma, sezione di Misure di Prevenzione, in seguito al sequestro già avvenuto nel 2014.
La prestigiosa struttura, che comprende terreni, piscina olimpionica e una palazzina di 9mila metri quadrati, ha continuato l’attività in tutti questi anni in amministrazione giudiziaria ma lo scorso 8 febbraio sono stati condannati, nell’ambito del processo sugli appalti G8, l’imprenditore Diego Anemone, a cui appartiene il complesso, l’ex-presidente delle Opere pubbliche, Angelo Balducci, 6 anni e mezzo, l’ex-generale della Gdf Francesco Pittorru, a 4 anni, e a 4 anni e mezzo e l’ex-Provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis, . Nel procedimento è stato, invece, assolto l’ex-capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.

Il noto Centro Sportivo di Roma Nord ha avuto una vita a dir poco travagliata. Nato inizialmente come Circolo sportivo dell’allora Banco di Roma, costruito a ridosso dell’ansa del Tevere a Settebagni, è poi passato di mano. Ristrutturato nel 2005 senza badare a spese è divenuto un punto di riferimento non solo sportivo ma anche di feste ed eventi dell’area di Roma Nord, affiancando i ben più storici Circoli romani nella redistribuzione del generone capitolino catalizzato da un’impianto sfarzoso con immense Spa, aree benessere, piscine e attrezzature sportive.
Nel 2009 il primo scivolone: il Centro viene sequestrato nell’ambito delle indagini sugli impianti dei Mondiali di Nuoto. Secondo la magistratura mancavano i permessi per fare quei lavori milionari che trasformarono completamente il volto di quel circolo approfittando proprio dei Mondiali. Si parlò anche del fatto che il circolo si era mangiata buona parte dell’area golenale del Tevere. Poi gli impianti furono dissequestrati. E arrivarono, infine, le assoluzioni.
Nel 2012 una nuova puntata nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta sui Grandi Eventi. Altro sequestro per un valore, quella volta, di 32 milioni di euro, di piscine e palazzine del complesso valutato all’epoca 200 milioni di euro. Secondo i magistrati, il complesso sarebbe stato acquistato e ristrutturato dall’imprenditore Anemone utilizzando proprio il denaro frutto degli appalti delle sue imprese edilizie.

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