Forlì, il bimbo di 7 anni morto mentre giocava era in attesa di un intervento
Tragedia a Forlì. Un bambino di sette anni è morto, mentre stava giocando, all’interno dello spazio divertimenti “Happyland”, con altri bambini, accompagnato da entrambi genitori. Il piccolo Diego Marisi si è sentito improvvisamente male attorno alle 18, è stata immediatamente chiamata un’ambulanza, ma quando è arrivato all’ospedale di Forlì era già morto. Sarà comunque sottoposto all’autopsia per appurare le cause della morte. La notizia ha suscitato un vasto cordoglio in città, visto che la famiglia del bambino è molto conosciuta a Forlì per la sua attività nel basket locale: il nonno Adolfo Marisi è stato un giocatore ed allenatore e anche il padre Francesco ha giocato a lungo.
Muore bimbo di 7 anni, i familiari: aspetteremo l’autopsia
Come racconta il Resto del Carlino, Diego era ancora nella pancia di mamma Antonella, quando i medici scoprirono qualcosa che non andava. Il cuore. Più precisamente l’aorta. È per questo che Diego nasce, nel gennaio 2011, non a Forlì ma al Sant’Orsola di Bologna, ospedale d’eccellenza per la sua pediatria. Appena venuto alla luce, finisce sotto i ferri per la prima volta: ‘’aorta – spiegano alcuni familiari – «è stata ricostruita chirurgicamente». Diego può vivere. I controlli sono frequenti. Il motivo è semplice: quell’intervento non può essere risolutivo o definitivo. Va rifatto man mano che cresce, per adeguarsi a un corpo che cambia. La seconda volta è nei primi anni di vita. La terza era già prevista. Dietro il muro di riserbo, si legge ancora sul Resto del Carlino, qualcuno tra i familiari aiuta a capire cosa comportasse la patologia di cui il piccolo era affetto da sempre. «Diego era stato visitato di nuovo a ottobre, sempre al Sant’Orsola. Gli avevano detto che era tutto ok e che era tempo di programmare la terza operazione. Era in lista d’attesa. Non sapevamo quando potessero chiamarlo, ci aspettavamo che succedesse più o meno a ridosso di Pasqua». E raccontano ancora: «È una famiglia normale che faceva con Diego una vita quotidiana normalissima. Non c’erano particolari limitazioni, se non quelle per l’attività sportiva». Diego non poteva fare sport come i suoi coetanei. O basket come vorrebbe la tradizione di famiglia. «Certamente, però, poteva frequentare una festa di compleanno come quella di sabato. Per il resto era vivace, pieno di vita. I suoi genitori erano sempre attentissimi, scrupolosissimi. Lo seguivano in tutto, non sgarravano le indicazioni dei medici e lo facevano visitare al reparto di pediatria del Sant’Orsola. Per questo motivo Diego poteva condurre una vita senza allarmismi». Nessuno, si legge ancora sul Resto del Carlino vuole ipotizzare le possibili cause di quanto è accaduto. «Aspetteremo l’autopsia».