Cortei boomerang: l’antifascismo fa comodo solo a una parte della sinistra
Fa presto Pier Luigi Bersani a lamentarsi dell’assenza del M5S dalla manifestazione dell’Anpi e a bollarli come «troppo tiepidi» sul tema dell’antifascismo. Fossimo in lui, dirigente politico del vecchio conio comunista, ci chiederemmo come mai oggi si fa prima a contare quelli che in piazza ci sono piuttosto che quelli che l’hanno disertata. Ci sarà pure un motivo se in anni passati la retorica resistenzialista riusciva ad assurgere a religione civile mentre oggi è avvertita come un cascame ideologico privo di appeal, soprattutto presso le nuove generazioni. Vogliamo dire che è tutta colpa del tempo che passa? Se è così, i superstiti zelanti sacerdoti che ancora ne amministrano il culto dovrebbero spiegarci perché l’industria cinematografica sia costretta a far cassetta riesumando Benito Mussolini. O perché i libri revisionisti di Gianpaolo Pansa passino di successo in successo svelando una dopo l’altra le innumerevoli pagine oscure della cosiddetta lotta di liberazione. Già, forse è nella cultura e nella metapolitica, prima ancora che nei cortei di teste rasate (e in qualche caso vuote), che gli antifascisti dovrebbero trovare gli indizi del loro fallimento. E rendersi conto che se oggi a manifestare contro l’inesistente pericolo fascista gli assenti sopravanzano i presenti, è solo perché gli italiani stanno capendo che l’antifascismo è da decenni la rendita di posizione grazie alla quale la sinistra comunista e i suoi eredi hanno politicamente contato e lucrato. In tutti i sensi. Una rendita di posizione costruita su omissioni e bugie, falsi miti e rimozioni, paure e blandizie. Non a caso i suoi emulatori hanno gonfiato ieri il bacino di reclutamento del terrorismo rosso e oggi le schiere dell’antagonismo violento. Allucinati, ora come allora, dal fascismo che non c’è, ma che ci deve essere, pena la chiusura della bottega per tanti che sul tema ci campano alla grande. Ecco perché ai loro occhi abbacinati persino il pistolero di Macerata avvolto nel tricolore appare come l’inequivocabile annuncio di una nuova Marcia su Roma. Senza rendersi conto di quanto risultino patetici in questo aggrapparsi ad un passato senza gloria di cui nessuno più sente nostalgia.
Chiarini ha colto nel segno. Alla sinistra fa comodo soffiare sull’antifascismo. Tutti i compagni che negli anni di piombo facevano il tifo per i gruppi di estrema sinistra vicini alle br vedi Bertinotti, Capanna e altri, oggi fanno i radical chic e frequentano i salotti della borghesia e rinnegato la falce e martello di stalin e si nascondono dietro le ong. Se non altro Rizzo è l’unico che ancora ne rivendica l’appartenenza e i principi con il suo simbolo.
Yes I recognize her…the Italian problem hiding behind people.
Ottimo articolo: una perfetta fotografia della squallida situazione attuale.