In manette il patron del Foggia Calcio, Fedele Sannella: l’accusa è riciclaggio

24 Gen 2018 11:41 - di Redazione

Alla fine, dopo mesi di indagini e riscontri, dopo aver arrestato già altre 15 persone finite nell’inchiesta a vario titolo e con diversi capi d’accusa, oggi sono scattate le manette anche per lui: il patron del Foggia Calcio, Fedele Sannella. I militari della Guardia di Finanza di Varese e gli agenti della squadra mobile della Questura di Milano hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Fedele Sannella, patron della squadra calcistica del Foggia, per il reato riciclaggio. L’ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale di Milano Giulio Fanales, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. La Dda di Milano ha richiesto al gip di Milano di disporre, ai sensi della normativa in materia di responsabilità amministrativa degli enti, l’applicazione della misura cautelare della nomina di un commissario giudiziale per la durata di un anno, nei confronti del Foggia Calcio.

Riciclaggio, l’inchiesta “Security” e l’arresto di Sannella

L’arresto di Sannella fa parte delle indagini condotte nell’ambito dell’operazione denominata “Security”, che nel maggio 2017 aveva portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 15 persone, accusate a vario titolo di far parte di un’associazione per delinquere che ha favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, della famiglia mafiosa catanese dei Laudani. Numerose perquisizioni sono state eseguite a Foggia e provincia negli uffici e nelle abitazioni nella disponibilità di Sannella e del fratello nella sede del Foggia Calcio. Lo scorso dicembre era stato arrestato Ruggiero Massimo Curci, ex vice presidente del Foggia, con l’accusa di aver autoriciclato quasi 2 milioni di euro.

Il ruolo del patron del Foggia Calcio secondo l’inchiesta

Sannella, secondo le indagini, avrebbe ricevuto e riciclato personalmente parte di tali versamenti, per un importo complessivo di quasi 380.000 euro, reimpiegandoli nel Foggia Calco sia attraverso la corresponsione di somme di denaro in nero agli atleti, allenatori, procuratori, sia mediante pagamenti funzionali alla gestione della società calcistica. La Dda di Milano ha chiesto il commissariamento della società calcistica in quanto gli illeciti sono stati commessi dai vertici della società sportiva, che avrebbe tratto dal reato un profitto di 2 milioni di euro di provenienza illecita. L’udienza per decidere sulla richiesta è stata fissata per il prossimo 13 febbraio.

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