Cantieristica navale: un’eccellenza del Made in Italy affossata dalla sinistra al governo

12 Gen 2018 18:19 - di Redazione

Mentre Trump rilancia l’economia con tagli drastici alle tasse, l’Italia va in controtendenza. Anni di governi di tecnici e di sinistra, da Monti a Gentiloni, hanno portato al tracollo anche settori tendenzialmente fiore all’occhiello del Made in Italy. È quanto sta accadendo, per esempio, alla cantieristica navale. È di queste settimane la situazione in bilico per il futuro dei dipendenti dei cantieri di Pisa, storica azienda della nautica da diporto (80 dipendenti tra Savona e Pisa), rilevata nel 2015 dal gruppo ligure Mondomarine e finita in crisi finanziaria. A Massa Carrara alcuni lavoratori si sono incatenati davanti alla fabbrica, per denunciare la precarietà della loro situazione.

Made in Italy e nautica: un business da 2 miliardi di euro

Eppure l’Italia resta ancora il primo esportatore mondiale della cantieristica nautica con una percentuale del 16,6% dell’export globale (equivalente a 1,9 miliardi di euro) seguito da Olanda, Stati Uniti e Germania. Per numero di addetti e fatturato, la cantieristica italiana vede la sua massima concentrazione nel distretto tirrenico della nautica delle province di La Spezia, Massa-Carrara, Lucca, Pisa e Livorno. Il fatturato generato dalle imprese di questo distretto è pari a 709 milioni di euro, corrispondente al  40,1% del fatturato nazionale della cantieristica nautica (Ucina 2016); l’export complessivo costituisce circa il 30% dell’export nazionale di navi e imbarcazioni.

L'avvocato Susanna Campione con Giorgia Meloni

L’avvocato Susanna Campione con Giorgia Meloni

La denuncia dal convegno romano di Sovrana bellezza

Un settore di cui sente la crisi anche quello delle riparazioni navali. Come ha denunciato Carlo Perelli, decano dei riparatori navali livornesi, al convegno Sovrana Bellezza, organizzato da Susanna Campione di Fratelli d’Italia. Se qualcuno gli chiede perché, in questi anni di difficoltà per le aziende italiane, non trasferisce la sede della sua attività all’estero per avere facilitazioni e benefici fiscali Carlo risponde che portare via la sua azienda dall’Italia, anche solo nominalmente, sarebbe una sconfitta oltre che una perdita di prestigio perché gli italiani nelle riparazioni navali sono i migliori del mondo. È per questo che sulle divise dei suoi meccanici Carlo Perelli ha fatto stampare la  bandiera italiana. Un orgoglio del quale Perrelli non è stato ripagato. Da Monti in poi, la burocrazia e il fisco italiano hanno fatto di tutto per demotivare gli imprenditori come Perelli.

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