Berlusconi: «Grillo più pericoloso dei post-comunisti di Occhetto del ’94»

14 Gen 2018 17:46 - di Redazione

«Sono qui perchè c’è ancora bisogno di me». E se nel 1994, anno della famosa “discesa in campo” il pericolo aveva le sembianze di Achille Occhetto, allora capo degli ex-post-neo comunisti cel Pds, a distanza di poco meno di un quarto di secolo si nasconde sotto il visino rassicurante di Luigi Di Maio. Silvio Berlusconi non ha dubbi e a Domenica Live, la trasmissione di Canale 5 condotta da Barbara D’Urso, indica con chiarezza qual è il nemico da battere alle elezioni del prossimo 4 marzo: il M5S.

Berlusconi ospite della D’Urso a Canale 5

«Una setta che prende ordini da un vecchio comico», lo definisce il Cavaliere. Per poi aggiungere: «È difficile chiamarlo partito. Cambiano parere dalla mattina alla sera». Per non parlare poi del fatto che «porterebbero l’Italia verso il disastro» imponendo tasse impossibili («imposta di successione vicina al 50 per cento e patrimoniale») e, soprattutto, perché «potrebbero portare al governo i peggiori rappresentanti della magistratura militante». Di tutt’altro ha invece bisogno l’Italia. Berlusconi ha infatti ricordato l’importanza della flat tax, la tassa unica, destinata a diventare il vero cavallo di battaglia del centrodestra nonostante non tutti i dettagli della proposta siano stati ben definiti. «Sarà pari o inferiore alla più bassa, al 23 per cento», ha annunciato Berlusconi, convintissimo che con l’aliquota unica «salirebbe il gettito per lo Stato» così come avvenuto in passato tutte le volte che è stata attuata. E a chi sostiene il contrario, il leader di Forza Italia ricorda che le risorse per coprire il minore gettito del primo anno arriverebbero dalla «minore evasione e minore elusione per almeno 40 miliardi».

Il Cavaliere: Flat tax al 23% e pensioni di 1000 euro alle mamme

L’altra misura chiave del programma elettorale del centrodestra riguarda il capitolo famiglia: dagli schermi della rete ammiraglia di Mediaset, infatti, Berlusconi ha rilanciato la proposta di una «pensione minima», pari a 1000 euro al mese a tutti, comprese «le mamme che non hanno versato contributi».

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