Virginia Raggi fa solo cabaret. Persino quando parla di Vittorio Emanuele

19 Dic 2017 13:27 - di Giacomo Fabi
raggi
Riconosciamolo: dicendo «per fortuna la monarchia fa parte del passato di questa repubblica», per far capire come la pensava in merito alla ventilata sepoltura di Vittorio Emanuele III al Pantheon, Virginia Raggi si è superata. Anzi, sarebbe ora che lasciasse la triste ufficialità del Campidoglio per tuffarsi anima e corpo nel cabaret. Una battuta simile, vergata addirittura nero su bianco sotto forma di dichiarazione ufficiale ad imperituro sollazzo degli italiani presenti e futuri, è degna del migliore Brignano. Resta solo da stabilire se la Raggi consideri in assoluto ogni monarchia il passato di ogni repubblica o se la sua correlazione sia limitata all’esperienza politica italiana. Speriamo per lei e per i romani che l’opzione giusta sia la seconda. Comunque sia, la sua sortita è l’ennesima conferma dell’inconsistenza politica dei Cinquestelle. Fateci caso, ogni qualvolta l’argomento del giorno si allontana da vitalizi, scontrini e rimborsi spesa, va di lusso se il grillino di turno se la cava con una semplice gaffe. Chiedere per conferma a Di Maio, che è riuscito perfino a far di peggio aggrovigliandosi da par suo sui risparmi che sarebbero derivati dall’eliminazione delle pensioni d’oro: «12 miliardi», ha sentenziato, salvo poi scoprire che a rastrellarli uno alla volta non basterebbe neppure la tosatura con sfumatura alta degli assegni da 2500 euro al mese. E non è finita, perché nel giro di appena ventiquattr’ore il candidato premier ha concesso il bis, questa volta sotto forma di uscita dall’euro, seguito dal consueto e legnoso bla bla bla in funzione di precisazione. E ci fermiamo qui per carità di patria, segnalando che se i giornaloni hanno fatto a gara a chi più si doleva per la (volontaria) non ricandidatura di Alessandro Di Battista, manco fosse la reincarnazione di Cavour, vuol dire che davvero la politica italiana è con le gomme a terra. Ma tant’è. E chissà che non aveva ragione il Beppe Grillo delle origini a vietare ai suoi di presentarsi in tv. Per non votarli, infatti, basta conoscerli.

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