Terremoto: le casette cadono a pezzi, ma il governo nega. La rabbia della Meloni

20 Dic 2017 16:51 - di Gigliola Bardi

«Tubi rotti, gelo, infiltrazioni: le casette consegnate nelle zone del terremoto dopo due mesi cadono a pezzi, tanto che ad Arquata del Tronto c’è chi vuole riconsegnare le chiavi». È quanto scrive su Facebook la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, commentando le notizie riportate dai giornali.

Per il governo le casette vanno bene

«Questa purtroppo è l’Italia guidata dal Pd di Renzi e a sinistra: lasciano al freddo i nostri terremotati e non riescono a dargli un tetto dignitoso in un anno e mezzo, ma spendono miliardi e miliardi per mantenere gli immigrati clandestini», ha rimarcato ancora Meloni, aggiungendo «con Fdi al governo questo razzismo contro gli italiani finirà: prima difenderemo i diritti del nostro popolo e solo dopo penseremo agli altri». La questione della tenuta delle casette oggi è arrivata anche alla Camera, dove è stato presentato un Question time. Secondo il governo, però, il problema non esisterebbe. «In merito alla presunta inadeguatezza delle strutture abitative d’emergenza (Sae) per le località di montagna, rilevo che tali abitazioni sono state progettate in modo da risultare idonee a tutte le zone climatiche italiane», ha risposto il ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, facendo riferimento a elementi forniti dal Dipartimento della Protezione civile e parlando di limitati casi di disservizi.

La disperazione di chi ci abita

Chi in quelle casette ci abita, però, non la pensa allo stesso modo. «Siamo stanchi, sfiniti. Pensiamo di riconsegnare le chiavi e andarcene. Abbiamo aspettato tanto. E poi ci ritroviamo con questo. Casette fatte senza nessun rispetto per chi doveva andarci a vivere. E i risultati si vedono», ha detto in una intervista al Resto del Carlino la signora Luigi D’Annibale, di Arquata del Tronto, che vive in una delle strutture abitative d’emergenza dal 7 ottobre. «Prima non funzionava la caldaia, mancava la corrente. Poi le tubature gelavano, la mattina non avevamo l’acqua, hanno dovuto rifare i tubi mettendoci una protezione. E ancora, i boiler sono montati all’esterno, non è la posizione più adatta considerando che la notte il termometro scende fino a otto gradi sotto lo zero. E infine, l’acqua che entrava dal tetto dove hanno messo la carta catramata che però col freddo si stacca», ha spiegato la signora, raccontando che la scorsa notte, alle 4 del mattino, «usciva acqua a fiotti dalla cassetta dello scarico». «Se continua così dobbiamo andarcene, siamo costretti. Si cerca di superare ogni cosa, si prova ad andare avanti, nonostante tutto. Ma adesso non abbiamo la forza di sopportare anche questo. Abbiamo tirato fuori l’albero di Natale da sotto le macerie, ci avevamo pure provato a ricreare una situazione normale. Non vorremmo lasciare Arquata. Ma – ha concluso la signora D’Annibale – non è possibile vivere in questo modo, c’è sempre qualcosa che non funziona».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *