Niger, non sarà una missione-combat: ma allora che ci andiamo a fare?

29 Dic 2017 17:21 - di Antonio Pannullo

La missione italiana in Niger ci sarà, ma per carità non sarà una missione-combat, ha detto il generale Graziano. Il governo non si smentisce: in questa legislatura ha tenuto nascoste tutte le operazioni militari italiane nei vari teatri internazionali, temendo chissà quali reazioni da parte dei loro alleati pacifisti. Così i giornalisti sono stati tenuti lontano dai nostri soldati, contrariamente a quello che succedeva in precedenza, dove la stampa era sovente invitata a resocontare dell’ottimo lavoro dei nostri soldati all’estero. Da qualche anno non è più così: il ministero della Difesa ha esautorato progressivamente l’accesso dei giornalisti, così gli italiani non potevano conoscere quello che accadeva alla diga di Mosul, o in Afghanistan o altrove. I giornalisti che volevano recarsi in quei luoghi dovevano pagarsi viaggio e soggiorno, quando invece sugli aerei militari i posti ci sarebbero così come nei compound delle nostre forze armate, e chiaramente sono poche le testate che possono permettersi di questi tempi simili esborsi. Ma la tattica del governo di sinistra è sempre a stessa: guai a esaltare i militari, se non quando vengono umiliati a fare da traghettatori ai clandestini che invadono illegalmente il nostro Paese, spacciando questo traffico di esseri umani come operazioni di salvataggio, in questo ben coadiuvati dalle navi delle cosiddette ong.

Cosa accadrà nell’inferno di Madama?

Ora in Niger cosa accadrà? Andiamo nello sperduto avamposto di Madama, nel cuore del deserto, per addestrare l’esercito nigerino, che in tutto conta seimila effettivi? E ci andiamo in 500 con 150 veicoli militari? Difficile da mandare giù. Per quella zona passano tutti i traffici illegali del centro Africa, dalle armi agli schiavi alla droga al contrabbando di ogni tipo. Non pensiamo che i terroristi che scorazzano indisturbati per quel territorio gradiranno molto uno stop ai loro traffici. Come pensiamo di fermarli, convincendoli a parole e regalando computer o altro alle scuole? Per questo c’è già la Croce Rossa e le varie associazioni di volontariato, i militari pensino a fare i militari, prima che i terroristi islamici dell’Isis insanguinino anche le strade italiane. Secondo le ultime notizie, nel deserto dovrebbero andare i nostri paracadutisti, gli alpini, forse la Sassari, sicuramente reparti del Genio e della Sanità. E altrettanto sicuramente forze speciali. Vedremo come si regoleranno i nostri alleati franco-tedeschi, che hanno chiesto il nostro aiuto per controllare quella zona vastissima di deserto dove per passare i clandestini sborsano dai quattro agli ottomila dollari ai negrieri, cifra con la quale da quelle parti si vive agiatamente per almeno dieci anni. L’importante però è che i giornalisti e i fotografi non siano troppo vicini, perché occhio non vede cuore non duole e i benpensanti pacifisti che votano Pd potranno dormire sonni tranquilli. La Difesa francese, a quanto si apprende, ha già facilitato l’accesso dei giornalisti. In ogni caso, anche se non piacerà alla sinistra italiana, alcune tra le nostri migliori truppe e reparti d’èlite partiranno per l’avamposto della Legione straniera e faranno quello che devono fare. Tanto quando questo accadrà Gentiloni, Pinotti, Renzi e Boldrini saranno solo degli sgradevoli ricordi.

Commenti

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  • guglielmo 16 Gennaio 2018

    no comment è semplicemente assurdo.

  • MASSIMO BELLARI 1 Gennaio 2018

    A FAR PROPAGANDA CHE L’ITALIA NON E’ TUTT’ORO