Insulti al poliziotto morto, la commovente lettera del collega: «Un eroe…»

22 Dic 2017 10:00 - di Robert Perdicchi

“Buon Natale maledetti poliziotti”, era stato il commento apparso su un profilo Facebook, non ancora identificato, a corredo del terribile incidente occorso  in autostrada, nel quale un poliziotto di 45 anni è morto. Lo scontro era avvenuto sulla A1, all’altezza del km 43,900, nel tratto tra Lodi e Piacenza Nord, in direzione Sud, ha per fortuna fatto una sola vittima. La vittima è l’assistente della polizia di Stato Giuseppe Beolchi ma nell’incidenre era  rimasto gravemente ferito anche l’altro collega della pattuglia, Claudio Granato. Si indaga per individuare lo “sciacallo” che ha postato la foto dell’incidente e quel commento vergognoso: potrebbe trattarsi di un profilo fake. Ma intanto, un collega della vittima ha postato questa lettera aperta in cui ricorda l’amico morto e descrive, a ragione, il lavoro dei poliziotti, come quello di eroi al servizio della collettività.

 

La lettera al poliziotto morto (e insultato)

“Cari amici, vi presento Giuseppe…
Lo so, la foto è venuta male e Giuseppe non è preso bene… ma vi prego: guardatela attentamente !!!
Giuseppe è quello sdraiato a terra. Morto.
E’ successo ieri, sull’autostrada, all’improvviso.
Giuseppe è (era) uno sbirro infame (come me)…
Uno di quelli che (come me) quando corri in strada e magari passi col rosso perchè altrimenti chiude il tabaccaio, ti ferma e ti fa la multa… salvando te o il pedone che avresti travolto 100 metri dopo…
Uno di quelli che (come me) ti infastidiscono tanto quando te li trovi accanto al bar perchè pensi che per loro un caffé non sia un diritto, mentre tu magari hai timbrato il cartellino e per bere quel cazzo di caffé sei a 5 km dal posto di lavoro…
Uno di quelli (come me) che al mattino salutano i figli e la moglie, escono di casa pensando di andare a fare un lavoro normale… ma invece di tornare a casa per abbracciare i loro cari, inizia a squillare il telefono… ininterrottamente…
Uno di quelli (come me) che puzzano di schiavitù, che fa quasi vergogna salutare in pubblico, che suscitano disprezzo perchè sono uomini delle istituzioni…
Uno di quelli che quando torni a casa di notte e vedi passare davanti al portone, ti rassicura… la paura lascia il posto ad un sorriso, la chiave entra veloce nella serratura ed è tutto a posto…
Uno di quelli (come me) che si è cucito quella divisa addosso e che se uno ha bisogno, corre come un matto per salvarlo senza mai chiedersi chi sia, cos’abbia detto o cos’abbia fatto…
Uno di quelli (come me) che anche se sanno che a chiedere aiuto è il più bastardo di tutti, rischiano la vita pur di aiutarlo…
Uno di quelli che chiami quando hai paura, ma loro paura non ne devono avere… mai…
Uno di quelli (come me) abituati a prendere schiaffi ed umiliazioni dalla vita, ma che gli basta un sorriso di un anziano o di un bambino per rialzare la testa ed andare avanti sempre più fieri della loro divisa…
Uno di quelli (come me) che quando muoiono sul lavoro non fanno notizia, come se fosse normale… come se fosse giusto…
Uno di quelli (come me) che sanno che anche per lo Stato valgono meno di un bandito che viene ferito mentre ruba di notte in una casa, per il quale si riempiono pagine di giornali e si sollevano interi schieramenti politici…
Ecco… questo è (era) Giuseppe…
un fottuto sbirro, un infame, un bastardo… proprio come me !!!
Riposa in Pace, fratello mio…”

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