Caso Moro, La Russa ricorda Mazzola e Giralucci: «L’antifascismo aiutò le Br» (video)

14 Dic 2017 13:38 - di Viola Longo
Mazzola, Giralucci, e la targa "proibita"

Con voto unanime l’aula di Montecitorio ha approvato la relazione della Commissione d’inchiesta parlamentare sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Un esito scontato, perché come ha sottolineato Ignazio La Russa durante le dichiarazioni di voto, «come si potrebbe dire no alla speranza che siano assicurati alla giustizia alcuni dei brigatisti ancora latitanti» o «come si potrebbe dire no a chi, almeno sulla carta, vuole promuovere la conoscenza di quei fatti»? Proprio La Russa, parlando a nome di Frateli d’Italia, ha voluto anche ricordare, però, che si tratta di un voto che lascia «amarezza» e che non cancella «lo sgomento» per il clima di coperture, connivenze, silenzi in cui le Br poterono agire. Un clima dettato dalla «logica di un antifascismo che non c’entrava nulla e che ogni tanto vediamo stranamente e ridicolmente apparire in certe forme anche oggi».

Il ricordo di Mazzola e Giralucci

Così un voto scontato è diventato l’occasione per una riflessione non di maniera e probabilmente non attesa sul clima degli anni in cui maturò l’omicidio di Aldo Moro e su quanto quel passato ancora fatichi a passare. Non a caso un brusio costante ha accompagnato l’intervento di La Russa, tanto che il presidente di turno, Roberto Giachetti, è stato costretto a richiamare l’aula a un maggiore contegno. «Lasciate che io ricordi le prime vittime delle Br, perché Moro fu la più eclatante, ma prima di lui a essere barbaramente assassinati all’interno di una sede del Msi furono due innocenti militanti che si trovavano lì per caso: Mazzola e Giralucci», ha detto La Russa, dichiarando un voto favorevole dato «senza soddisfazione».

L’antifascismo di allora e di oggi

«Non c’è bisogno di una inchiesta parlamentare per affermare un fatto semplice: le Brigate rosse erano rosse e avevano alle spalle non una follia, ma una precisa ideologia di sangue leninista-marxista, che a chiare lettere aveva scritto e detto che la violenza è uno strumento che deve essere usato per la conquista del potere, la dittatura del proletariato», ha proseguito La Russa, sottolineando come per tanti, troppi anni, «molti hanno continuato a chiamare le Br “sedicenti”». «Quanta amarezza ci rimane – ha confessato ancora l’esponente di FdI – per decenni in cui le Br, prima che venisse assassinato un militante del Pci, furono in sostanza difese, non ne fu affermata la pericolosità, l’origine, l’identità». «Oggi andiamo a discutere sulla meccanicità che portò alla morte non solo di Moro ma anche degli appartenenti alle forze dell’ordine che avevano il compito di difenderlo, senza soddisfazione, con l’animo – ha sottolineato La Russa – ancora pieno di sgomento per quanto è stato possibile fare in Italia, per troppi anni, con la complicità, con il silenzio, con il sostanziale aiuto della classe politica non solo di sinistra, che aveva interesse che questo avvenisse e che rientrasse in una logica di un antifascismo che non c’entrava nulla e che ogni tanto vediamo stranamente e ridicolmente apparire in certe forme anche oggi».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *