Rilevata un’“anomalia idroacustica”: ma del sottomarino nessuna traccia (Video)
Scomparso tra gli abissi? Esploso e sgretolatosi nel nulla? O semplicemente un natante fantasma che aleggia in profondità in attesa in essere in qualche modo esorcizzato? È davvero un mistero che si infittisce ogni ora che passa, quello legato alla scomparsa del sottomarino argentino con 44 membri dell’equipaggio a bordo, su cui stanno cercando di fare luce almeno 10 paesi chiamati a collaborare nelle ricerche. E allora, l’ultima novità – se così può essere definita – riguarda l’avvenuta percezione di un’ “anomalia idroacustica” che si sarebbe verificata lo scorso mercoledì a trenta miglia nautiche di distanza dall’ultima localizzazione del sottomarino ARA San Juan: una anomalia confermata proprio oggi dalla Marina argentina. Un’anomalia che purtroppo non toglie il fatto che per il sottomarino in partenza erano stati ipotizzati dagli esperti 10 gironi di autonomia in caso di problemi e ne sono trascorsi ormai più di 7, che le risorse sono agli sgoccioli e che con il passare delle ore si affievoliscono sempre di più le speranze di ritrovare i membri dell’equipaggio vivi. Il Paese intero in trepida attesa è raccolto in preghiera, e i disegni dei bambini che aspettano il ritorno a casa di un genitore, di un congiunto a bordo del gigante sommerso, lo confermano in maniera straziante.
Sottomarino scomparso: registrata un’“anomali idroacustica”
Dunque, nel buio che avvolge la scomparsa del sottomarino, uno spiraglio – seppur minimo – arriva da quanto appena diffuso da fonti istituzionali argentine in merito all’avvenuta percezione di un’ “anomalia idroacustica” che si sarebbe verificata lo scorso mercoledì a trenta miglia nautiche di distanza dall’ultima localizzazione del sottomarino ARA San Juan, scomparso con 44 persone a bordo. «Si è percepita un’anomalia idroacustica, un rumore quel giorno (15 novembre) intorno alle 11, quasi tre ore dopo l’ultima comunicazione da parte del comandante e a 30 miglia nautiche a nord dall’ultima posizione» del natante, ha detto alla stampa il portavoce della Marina Enrique Balbi. Il portavoce ha indicato che tre imbarcazioni argentine sono state inviate nella zona segnalata dalla registrazione sonora per condurre un’ispezione. Intanto la Marina ha confermato che il comandante del mezzo aveva segnalato problemi nel sistema elettrico, un guasto dovuto all’infiltrazione di acqua, apparentemente però risolto.
In corso un’imponente operazione di ricerca
L’anomalia in questione sarebbe stata rilevata da un istituto americano, che ne ha informato solo ora le autorità argentine. Secondo quanto reso noto dal capitano della Marina Gabriel Galeazzi, dopo l’avvenuta comunicazione dei problemi al sistema elettrico, all’equipaggio è stato dato ordine di rientrare a Mar del Plata seguendo la rotta più breve. Attualmente è in corso un’imponente operazione di ricerca, alla quale partecipano oltre 10 paesi. Tra le altre, è stata anche formulata nei giorni scorsi l’ipotesi di una possibile esplosione del sottomarino, respinta però dagli esperti secondo cui una deflagrazione di tale potenza non sarebbe passata inosservata. Critiche sono intanto arrivate dalle famiglie dei membri dell’equipaggio: «Non è possibile che non sappiano nemmeno dove si trova», ha dichiarato Claudio Rodriguez, che ha un fratello a bordo del San Juan. «Come si può perdere un mezzo di 60 metri di lunghezza?», ha chiesto parlando con radio Cielo. La Marina è stata accusata di aver atteso per avviare le ricerche a causa della procedure amministrative e della lentezza nelle comunicazioni con il governo. «Provo molto dolore per le decisioni che sono state prese», ha lamentato la sorella di un membro dell’equipaggio, Elena Alfaro. E intanto le ore passano…