Puigdemont e i suoi 4 ministri portati in Procura a Bruxelles e interrogati
Si erano presentati spontaneamente dalla polizia giudiziari belga dove erano stati informati ufficialmente del mandato d’arresto europeo spiccato contro di loro per ribellione, sedizione, appropriazione indebita, disobbedienza all’autorità e prevaricazione. Ma ora l’ex-presidente della Generalitat, Carles Puigdemont e i suoi 4 ministri Antoni Comín titolare del Dicastero della Salute, Clara Ponsatí , Insegnamento, Lluís Puig, Cultura, e Meritxell Serret, Agricoltura, sono stati accompagnati nella sede della Procura di Bruxelles, dove aspettano di essere interrogati dal magistrato.
La procedura prevede, infatti, che il giudice interroghi individualmente Puigdemont e i suoi 4 ministri alla presenza dei rispettivi avvocati che hanno scelto il fiammingo come lingua di lavoro.
Il giudice, a questo punto, ha, di fronte a sè, diverse opzioni e 24 ore di tempo – pertanto fino alle 9.17 di lunedì 6 novembre – per prendere una decisione.
Può, prima di tutto, decidere se emettere o meno un mandato d’arresto contro Puigdemont e i suoi colleghi. E nel caso in cui lo emetta, può disporre la detenzione dello stesso Puigdemont e degli altri 4 oppure stabilire una loro liberazione su cauzione.
La decisione sarà, poi, comunicata per iscritto. E la Procura di Bruxelles ha già fatto sapere che potrebbe arrivare non prima delle 22 di domenica sera.
Il fermo di Puigdemont e dei suoi 4 colleghi era già stato annunciato in precedenza a Europa Press dal portavoce della magistratura Gilles Dejemeppe spiegando che affiché <un giudice entri nel merito, le persone ricercate devono essere prima private della libertà>.
La Procura di Bruxelles ha, poi, confermato, in una conferenza stampa, che i 5 politici indipendentistiisti catalani si sono presentati negli uffici centrali della polizia, al 202 di rue Royale, sede della Police Fédérale Judiciaire de Bruxelles-Capitale, come era stato vicedevolmente deciso da tutte le parti in causa.
Il gesto di consegnarsi spontaneamente alla polizia ha evitato ai 5 l’imbarazzo di un arresto non più procrastinabile e dovuto da parte delle autorità giudiziarie belghe. Quel che è certo è che, comunque, anche qualora Puigdemont e i suoi 4 ministri dovessero essere rimessi in libertà su cauzione non potrebbero lasciare il paese e questo li costringerebbe a fare campagna elettorale dal Belgio fino a gennaio.
Già, comunque, si profila la strategia difensiva che i cinque adotteranno. Il legale che Puigdemont si è scelto, Paul Bekaert, 68 anni, specializzato in diritti umani, è stato molto chiaro: sosterrà che la Spagna non rispetta i diritti fondamentali e che vi è l’impossibilità di un processo equo. E, d’altra parte, la storia professionale di Bekaert la dice lunga: è l’avvocato storico degli ex-membri del gruppo terroristico ETA.