Pakistan, islamisti in piazza per la jihad. Islamabad schiera l’esercito
Nuove proteste a Islamabad: tremila islamisti sono scesi in piazza anche ieri per protestare contro i violenti scontri di sabato, fra polizia e attivisti, in cui sei persone sono morte e decine di altre ferite. Le forze di sicurezza si sono schierate ma non sono intervenute, ha precisato la polizia. Il premier Shahid Khaqan Abbasi ha convocato una riunione di emergenza con il capo di stato maggiore, il generale Qamar Javed Bajwa tornato apposta dagli Emirati arabi uniti, il ministro degli Interni Ahasan Iqbal e il direttore generale dei servizi Naveed Mukhtar, dopo l’intervento dell’esercito. Proteste sono in corso in almeno altre nove città della provincia del Punjab. A Rawalpindi, un posto di blocco è stato dato alle fiamme e nella zona di Sohan, vicino a Islamabad, due agenti sono stati rapiti. Dall’otto novembre scorso i sostenitori del movimento islamista Tehreek Labaik Ya Rasool Allah bloccavano le strade di Islamabad chiedendo le dimissioni del ministro della giustizia Zahid Hamid, che aveva introdotto un cambiamento nella formula del giuramento per i parlamentari, poi ritirato. Le autorità pachistane hanno intanto sollevato il bando imposto alle trasmissioni in diretta dei canali televisivi privati introdotto nel corso dell’operazione di polizia contro le proteste degli islamisti a Islamabad. L’agenzia per la regolamentazione dei media (Pemra) ha diffuso le nuove linee guida per i canali privati precisando che “tutti i canali di notizie e attualità sono di nuovo in funzione”. Almeno sei persone sono morte e altre 200 sono rimaste ferite in seguito agli scontri scoppiati tra la polizia e gli attivisti islamici sabato scorso. L’esercito era stato schierato dopo che la polizia e le forze paramilitari non erano riuscite a disperdere gli attivisti islamici che bloccavano le principali strade della capitale da più di due settimane. Il ministero dell’Interno ha emesso una notifica ai sensi dell’articolo 245 della Costituzione, che definisce le funzioni delle forze armate, su richiesta dell’amministrazione del territorio del capitale. Guidati dal movimento sunnita Tehreek-i-Labaik Ya Rasool Allah (Tly), i manifestanti chiedevano le dimissioni del ministro della Giustizia, Zahid Hamid, accusato di blasfemia dopo aver fatto approvare una legge che non prevede il giuramento di fedeltà al profeta Maometto da parte dei parlamentari. Oggi si è appreso che gli attivisti islamici in piazza da settimane in Pakistan metteranno fine alle loro proteste a seguito delle annunciate dimissioni del ministro della Giustizia Zahid Hamid. A darne notizia è stato Pir Zubair Kasrui, un portavoce del partito islamistaTehreek-i-Labaik Ya Rasool Allah, citato dalla Dpa: “E’ stato raggiunto un accordo con il governo e il sit-in si concluderà oggi”. Proprio in conseguenza dell’annuncio delle dimissioni del ministro “i nostri leader faranno presto una dichiarazione per dare notizia della fine del sit-in”, ha affermato.