Migranti, chi c’è dietro l’inaudito attacco dell’Onu all’Italia

15 Nov 2017 13:48 - di Corrado Vitale

È un attacco senza precedenti quello sferrato ieri dall’Onu contro l’Italia e contro l’Europa sulla politica di contenimento del flusso di migranti attraverso gli accordi con la Libia. Si tratta di una pesante ingerenza in una vitale questione di sicurezza per il nostro Paese e per l’intero Continente. Finora il governo italiano ha taciuto. Nessuna nota ufficiale, a parte un flebile comunicato della Farnesina. Per oggi è previsto un intervento in Parlamento del ministro Minniti, che risponderà a un question time sul ruolo della Guardia costiera libica. Speriamo che sia una risposta a tono perché l’invettiva di Zeid Raad al-Hussein, l’Alto commissario Onu per i diritti umani è stata davvero pesante. «La politica dell’Unione Europea di assistere la guardia costiera libica nell’intercettare e respingere i migranti nel Mediterraneo è disumana», ha tuonato Raad al-Hussein, che poi ha così rincarato la dose: «La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità».

Governo disunito

Quello che sconcerta è che il governo si sta già presentando disunito davanti all’ingerenza del Palazzo di Vetro. Lascia perplessi lo scaricabarile tentato dal viceministro agli Esteri, Mario Giro, che “candidamente” attacca anche il ministro dell’Interno: «È un po’ ipocrita scoprire adesso ciò che sappiamo da tempo. Circa il piano Minniti, io avrei fatto il contrario. Mi sarei assicurato prima di poter entrare, però mi rendo conto che c’è un problema di realismo politico». E tanto basta. Ma è illuminante anche quello che il viceministro aggiunge: «Queste notizie mettono in imbarazzo l’Onu perché è una cosa che si sapeva da tempo. Non è una novità. Non è perché adesso lo scrivono i giornali anglosassoni o lo dice un responsabile Onu che noi non sapevamo quale fosse il problema. Io già l’8 agosto scorso ho definito la Libia un inferno».

La Cnn dà man forte all’Onu

Già, tutti sapevano. Perché allora questo spropositato attacco all’Europa mirando però all’Italia? E si è trattato di un attacco politico mediatico di vaste proporzioni, perché, nelle stesse ore dell’esternazione di Raad al-Hussein, la Cnn diffondeva un filmato choc su una presunta “tratta degli schiavi” in un campo profughi in Libia. E c’è sempre da temere quando interviene l’emittente televisiva statunitense. Basterà solo ricordare che, nel lontano 1999, fu proprio uno “sconvolgente” servizio della Cnn da Racak, in Kosovo, a innescare l’intervento della Nato contro la Serbia. Venne subito il sospetto di una macabra messa in scena. Ma ciò non impedì aicacciabombardieri “umanitari” di seppellire Belgrado sotto un diluvio di bombe.

L’ombra delle Ong

Ma torniamo alla Libia. Dietro l’inaudita provocazione dell’Onu si individuano chiaramente i contorni delle Ong, che non hanno digerito il Codice di condotta proposto da Minniti. Poche lo hanno sottoscritto. Per il resto, a partire da Medici senza frontiere, è arrivato un violento fuoco di sbarramento. La contrarietà delle Ong è stata subito avallata dall’Onu. Un duro attacco è partito questa estate da parte di Agnes Callamard, relatrice speciale dell’Onu sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie. «Il Codice di condotta delle Ong del governo italiano – ha detto la Callamard – potrebbe limitare il loro lavoro di salvataggio delle organizzazioni, provocando più decessi nel Mediterraneo: la conseguente perdita di vite umane, essendo prevedibile e prevenibile, costituirebbe una violazione degli obblighi dei diritti umani in Italia. Così Codice e piano d’azione globale suggeriscono che Italia, Commissione europea e Stati membri Ue ritengono i rischi e le realtà di morti in mare il prezzo da pagare per scoraggiare migranti e rifugiati». È esattamente quello che sostengono le Ong e che sostiene oggi Raad al-Hussein. Singolare, no? Le Ong cercano dunque “vendetta”. Ma  cercano soprattutto di tornare protagoniste nel Mediterraneo approfittando della debolezza di un governo, quello italiano, disunito nonché prossimo alla scadenza.

 

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