Funzionari corrotti “scontavano” l’Iva a cinesi: truffa alla dogana di Fiumicino
Tre funzionari dell’Agenzia delle Dogane dell’aeroporto di Fiumicino sono stati arrestati e altre 24 persone, tutte con cittadinanza cinese, sono state indagate a vario titolo per truffa e corruzione. L’operazione, condotta dai carabinieri della Compagnia aeroporti di Roma, con l’ausilio del Servizio anti-frode dell’Agenzia delle dogane ”Roma 2”, ha permesso di individuare un sodalizio criminale internazionale, che operava tra lo scalo aeroportuale di Fiumicino e la Capitale.
A Fiumicino una truffa allo Stato
Fra le accuse agli arrestati, posti ai domiciliari, e agli indagati, oltre a tentata truffa aggravata ai danni dello Stato e corruzione, c’è anche quella di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici. I tre funzionari, apponendo il timbro doganale, autorizzavano il rimborso Iva a cittadini cinesi per fatture relative a merce – per lo più capi di abbigliamento, scarpe e borse di note griffe – acquistata in Italia e fittiziamente destinata all’esportazione in Cina. Su richiesta dei cittadini cinesi, i funzionari omettevano di controllare i requisiti che il viaggiatore avrebbe dovuto possedere al fine di ottenere il rimborso Iva e, in particolare, non controllavano la merce oggetto della fattura e non verificavano l’esistenza di un biglietto aereo valido con destinazione verso un Paese che si trova al di fuori della Comunità europea.
Bloccate 40mila fatture false
In un caso gli investigatori dell’Arma hanno accertato che un cittadino cinese nel giorno in cui ha ottenuto l’autorizzazione al rimborso Iva si trovava all’estero, a bordo di un aereo che stava volando nei cieli cinesi, tra Wenzhou e Pechino. Già nel corso delle indagini, nel luglio 2016, i carabinieri avevano potuto arrestare uno dei funzionari doganali e una cittadina cinese in flagranza del reato di corruzione: il pubblico ufficiale infedele è stato sorpreso mentre riceveva la somma di 6.600 euro in cambio di 42 fatture timbrate. Durante l’indagine sono state bloccate circa 40mila fatture ingiustamente autorizzate, tutte emesse tra il 2014 e il 2016, per un valore complessivo di 2.260.000 euro, che se fossero state effettivamente rimborsate avrebbero prodotto un danno erariale allo Stato italiano di circa 500mila euro.