Dakota, oleodotto perde 800.000 litri di petrolio: si teme raggiungano l’acqua
Se non è ancora stato definito “disastro ambientale”, poco ci manca: una enorme perdita di petrolio, pari a 5000 barili (quasi 800.000 litri), si è verificata nell’oleodotto Keystone nel South Dakota. La conferma è arrivata dalla TransCanada, l’azienda che gestisce la pipeline che trasporta petrolio dal Canada fino alle raffinerie del Texas, riferendo che la parte interessata dalla perdita è stata chiusa temporaneamente. Si tratta della più grande perdita mai registrata nello Stato. La società ha fatto sapere che lo sversamento è stato “completamente isolato entro 15 minuti e sono state attivate le procedure di risposta all’emergenza”. Specialisti in gestione delle emergenze, ingegneria, gestione ambientale e sicurezza stanno valutando la situazione per risalire alle cause dell’accaduto.
Dakota, ingente perdita di petrolio dall’oleodotto
Intanto, un funzionario dell’ambiente del Sud Dakota ha dichiarato, secondo quanto riporta Nbc, che la perdita sembra confinata a una zona agricola e non avrebbe raggiunto nessun corso d’acqua: la preoccupazione principale in queste ore, infatti, è che il petrolio sversato dall’oleodotto a causa della ingente perdita possa in qualche modo raggiungere i vicini corsi d’acqua e inquinare oltremisura la zona facendo dilagare il danno e elevando al quadrato le sue conseguenze. Per fortuna, almeno, il tratto di conduttura dove si è verificata la perdita è in una zona scarsamente popolata, nella Contea di Marshall. Un episodio su cui, una volta tamponate le perdite, bisognerà indagare per risalire alle cause: l’oleodotto in questione, non a caso, è al centro di una controversia assai dibattuta negli Stati Uniti da quando il presidente Trump ha firmato il via libera al rilancio dell’oleodotto rimettendo in agenda la costruzione del Keystone XL e in moto l’economia legata alla produzione petrolifera: una situazione fino a poco fa congelata dal veto a riguardo espresso dal predecessore del presidente americano, Barack Obama.