Altolà dell’Antitrust alla tassa su Airbnb: danneggia i consumatori
Altolà dell’Antitrust sulla cedolare secca sugli affitti brevi al 21 per cento introdotta con la manovra bis denominata tassa Airbnb perché “ritagliata” a misura sulla società californiana.
Per l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la tassa «appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve». E pur riconoscendo che l’obiettivo della norma è quello di «contrastare il fenomeno dell’evasione», l’Autority prende posizione sul tema segnalando ai presidenti di Camera e Senato, al ministero dell’Economia e all’Agenzia delle Entrate le criticità che possono profilarsi con la nuova norma, con un parere comunque non vincolante.
Una circostanza, quella di una possibile revisione della norma, che manda in fibrillazione la Federalberghi i cui associati contestano, da sempre, il modello di business introdotto da Airbnb che, a loro dire, li danneggerebbe e, al contempo, sottrarrebbe reddito allo Stato..
«Bene fa il governo a tenere la barra dritta in materia di disciplina fiscale delle locazioni brevi», esorta il Direttore generale di Federalberghi, Alessandro Massimo Nucara alla notizia del parere rilasciato dall’Antitrust sulla cosiddetta norma Airbnb. Le imprese italiane, che sono soggette ad un carico fiscale tra i più gravosi al mondo, secondo Nucara, «non comprenderebbero il senso di aggiustamenti volti a strizzare l’occhio agli evasori» né si comprende «perché il meccanismo del sostituto di imposta dovrebbe alterare la competizione tra gli operatori. Qualcuno dimentica di dire che ogni portale è libero di organizzarsi come meglio crede: chi decide di incassare per conto della struttura dovrà trattenere l’imposta, chi si astiene dal farlo non sarà obbligato. In entrambi i casi, il portale dovrà trasmettere all’Agenzia delle Entrate gli estremi delle transazioni». «In attesa di sapere quando Airbnb inizierà a trattenere e versare quando dovuto – avverte il Direttore generale di Federalberghi – ci auguriamo che nessuna amministrazione pubblica, centrale e locale, si presti a definire accordi, di nessun genere, con soggetti che violano palesemente le leggi dello Stato».
A Federalberghi non risponde Airbnb ma, indirettamente, il Codacons: «la sacrosanta lotta all’evasione non può mai trasformarsi in un danno per gli utenti dei servizi, né può creare alterazioni della concorrenza che si ripercuotono sui consumatori finali. Il governo deve trovare la strada per adeguare le norme fiscali all’evolversi del mercato e alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia». E, avverte l’associazione consumatori, «se non darà seguito all’allarme dell’Antitrust, il Codacons si farà promotore di ricorsi anche in sede europea per conto di tutti coloro che tramite Airbnb o piattaforme simili affittano case o stanze e subiscono un trattamento diverso rispetto agli altri operatori, con conseguenze negative per i fruitori del servizio».